Il gioco della devozione

Adeline, Rupesh, Steve, Jen e Will sono intorno al falò intenti a fare un gioco. Un gioco, chiamato «La devozione», in cui si giurano amicizia eterna, come solo a quindici anni è possibile. Fino a quando Will non mette tutti alla prova chiedendo se resterebbero suoi amici anche se diventasse un serial killer, descrivendo il modus operandi in cui ucciderebbe le sue vittime. "Il gioco della devozione" è un romanzo che definirei sia come un thriller psicologico che, in parte, come romanzo di formazione. Le vite dei cinque adolescenti di fine anni novanta infatti, si intersecano con quelle degli stessi personaggi traslati nel 2015, portando a galla vecchi ricordi: i primi amori giovanili e anche le prime incomprensioni che si instaurarono all'interno del gruppo degli amici.  Non è un libro, a mio avviso, privo di difetti. Personalmente avrei gradito uno sviluppo migliore e forse più dettagliato della storia, ma comunque i personaggi, pur delineati e descritti per grandi linee, vengono caratterizzati con bravura grazie ai tratti psicologici che emergono durante le descrizioni della loro adolescenza. Non volendo rivelare oltre, suppongo che "Il gioco della devozione" possa essere un ottimo inizio per chi desideri avvicinarsi alla lettura del genere thriller, magari non costituito da epiche scene da film hollywoodiano, bensì più profondo e mentale. Potete leggere la recensione completa sul blog.

Conquistato dalla copertina e dalle relative note, ho fatto quest'acquisto extra pochi giorni fa. Il romanzo, balzato alla ribalta grazie al passaparola tra editori indipendenti, mi è sembrato piuttosto debole, anche se l'idea di base poteva essere interessante, se ben sviluppata. In sostanza, cinque amici che hanno trascorso le estati della loro adolescenza insieme, si ritrovano dopo quindici anni. Ne manca uno, sospettato di aver messo in atto il piano scherzoso paventato alla fine dell'ultima estate insieme: diventare un serial killer. I sospetti nascono dal fatto che alcuni casi di suicidio/omicidio accaduti poco tempo prima sembrano combaciare esattamente con le descrizioni di ciò che l'uomo intendeva porre in essere, e che faceva ai compagni in adolescenza... da lì, i quattro superstiti partono alla ricerca dell' amico, con due piani paralleli di lettura (le estati dell'adolescenza ed i momenti attuali) che si alternano e che piano piano vanno a svelare l'intricato intreccio. Purtroppo le cose non filano come dovrebbero, perché il romanzo è molto lento a carburare e poco coordinato, né sembra scritto in maniera fluida e dinamica. I personaggi hanno davvero poca profondità, ed il fatto che l'autore voglia dargli delle connotazioni 'non ordinarie' (nel senso che non c'è il 'solo' bello, il 'solo' cattivo ecc.) e lasci molto spazio alla costruzione degli stessi non fa altro che renderli ancora più ruvidi, forse non rendendosi conto che è l'impostazione di base degli stessi ad essere debole. Quando poi tutto sembra andare avanti in maniera ordinaria si ha un impennata vertiginosa di ritmo e suspense attorno ai tre quarti del romanzo, salvo poi scemare con uno scontato finale, dalla misura piuttosto frettolosa. Insomma, un romanzo che, seppur piacevole, sconta diverse ingenuità e scimmiottature (viene in mente per primo Joel Dicker, maestro delle storie su più piani paralleli, od anche Koontz o King), ma che si lascia leggere, nulla di più.