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Giardini di Svezia. Passione e cultura del verde dall'Ottocento ai giorni nostri - Sonia Santella - copertina
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Giardini di Svezia. Passione e cultura del verde dall'Ottocento ai giorni nostri - Sonia Santella - copertina

Descrizione


Questo libro, come sottolinea Carla Benocci nella presentazione, colma una lacuna: ci fa conoscere i giardini di Svezia, ci fa scoprire quanto essi grandi e piccoli - contino nella vita di un popolo che per cultura e tradizione è intimamente legato alla natura, stupenda seppure non sempre amica. E che, essendo per buona parte dell'anno costretto a fare a meno del sole, dei fiori, dei colori, li ama tanto da approfittare di ogni occasione per goderne. Sonia Santella conduce, sul filo della storia, a scoprire il formarsi di una cultura svedese del verde, facendoci visitare sia i grandi giardini - Rosendal, Waldemarsudde, Bergianska Trädgården, il parco Marabou a Stoccolma, Sofiero presso Helsingborg - creati per il piacere di principi e sovrani prima di diventare patrimonio pubblico, che i complessi nati a fini di ricerca, ma anche per la gioia della gente, come l'orto botanico di Göteborg, fra i più importanti d'Europa. Traccia nell'avvicendarsi delle scuole, con particolare riguardo al funzionalismo e al modernismo, i profili di grandi architetti svedesi del paesaggio che hanno saputo dare un'impronta peculiare all'arte dei giardini, quali Sven Hermelin, Sven-Ingvar Andersson, Gunnar Martinsson, Holger Blom, Erik Glemme, senza dimenticare prestigiose figure femminili che hanno dato un contributo fondamentale anche sotto il profilo della divulgazione, come Ellen Key, Ester Claesson, Anna Lindhagen e Ulla Molin.
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Dettagli

2009
20 febbraio 2009
176 p., ill. , Brossura
9788859605393

Voce della critica

È intensa e antica la storia dei giardini svedesi: agli inizi dettata dalle mode e favorita, come in tutte le altre parti d'Europa, dalle passioni private e pubbliche di intraprendenti e vanitosi monarchi. Infatti, in Svezia, fin dalla famosa e discussa regina Cristina, molti furono gli appuntamenti botanici e architettonici, come molti furono gli sforzi e i tentativi (e le relative difficoltà e le avversità "climatiche"). Il difficile e balzano clima della Svezia non certo assecondò e favorì gli ardori classici e francofili di Claude Mollet, contemporaneo di Le Nôtre, nel costruire, tracciare e piantare i primi grandi giardini di Svezia. Gli agrumi e, con loro, tutte le piante del Mediterraneo che normalmente a Versailles e nelle residenze coeve di Germania, di Inghilterra e d'Italia venivano coltivate in vaso e ritirate nelle serre durante le cattive stagioni, in Svezia riuscivano malamente a sopravvivere. I giardini, prima di tutto, e molto probabilmente proprio per le difficoltà climatiche e la pretesa "esoticità" delle piante adoperate da Claude Mollet e da suo figlio, provocarono in Svezia, lungo i secoli, grandi interessi e soprattutto una grande profonda passione: le piante, in Svezia, hanno una loro storia, anzi "La Storia", in quegli anni indicata, studiata, rinnovata e redatta dal grande Linneo, felice precursore di un mondo sapiente e analitico e frutto delle sue profonde e acute intuizioni scientifiche, tramutando la botanica (e non soltanto) in scienza vera e profonda.
Nel libro di Sonia Santella si dà rilievo giustamente al giardino "internazionale" di gusto, e felicemente globale, di Gustavo Adolfo e di sua moglie Margaret, il famoso Sofiero, bellissimo e anglofilo (ma qual era il giardino non anglofilo dell'epoca?), come fu importante Waldemarsudde del principe Eugenio. Sofiero fu di esempio e servì come esperimento sapiente per lo stesso paese: i giardini svedesi, dopo Sofiero e Waldemarsudde, non sono stati più gli stessi. Pure anglofili furono i giardini svedesi che sotto gli influssi dell'Art and Craft, sotto il nome di Svenska Slöjdföreningen, presero forma e si diffusero nella seconda metà dell'Ottocento, quando diventa fondamentale, fino ad arrivare ai tempi nostri, di espressione in espressione, di esperimento in esperimento, il godimento del pubblico. Aspirazioni e tendenze che si trasfusero dai giardini inglesi a quelli svedesi, in termini di essenze e di forme in cui con semplicità e orgoglio nazionale le piante autoctone e la loro maniera di vivere vennero portate a una lettura giardiniera più circoscritta, giustamente locale, familiare e originale.
I nomi di Ester Claesson e di Anna Lindhagen furono, nel corso degli anni, d'esempio in tutta Europa, per i loro famosissimi giardini "popolari", i piccoli giardini affittati dalla comunità ai singoli privati, organizzati in stretti ed efficienti lotti con il nome di Kolonitradgardar. La Svezia, terra di grande cultura sociale e di larghi spazi, fu pure la culla di grandi ed esemplari proposte e di profondi studi per le "città verdi": le città giardino, che dall'Inghilterra tardo-vittoriana e dalla Germania guglielmina si diffusero con sapienza e cultura profonda, nell'Europa del nord e in Svezia presero forma sapiente e particolare. Come figura preminente nel secolo scorso e nel mondo dei giardini, Santella ci ricorda Sven-Ingvar Andersson, un grande maestro di architettura dei giardini: sua è l'originale (per i tempi) intuizione del giardino come il felice incontro tra la natura che ci circonda e la natura umana stessa. Progettista e costruttore di giardini noto in tutta Europa, ebbe pure contatti con la realtà giardiniera italiana. Gunnar Martinsson, Holger Blom, Erik Glemme e altri, con le loro battaglie e con le loro felici realizzazioni, hanno tenuto e tengono alto lo spirito e la raffinata filosofia giardiniera della Svezia di oggi. Da un lato la scienza e la cultura profonda della storia naturale che con Linneo, e con giardini botanici tra cui quello famosissimo in tutto il mondo e bellissimo di Goteborg, che per superficie, sapienza e bellezza eccelle in Europa, ha portato la botanica alla diffusione; dall'altra il forte, radicato e diffuso senso del condividere, del rendere partecipi gli "altri" al mondo affascinante, costruttivo del giardino, quasi fosse per gli svedesi una grande strada da percorrere e da godere intimamente nel corso della vita, nella quale il privato e il pubblico possono felicemente confondersi.
Paolo Pejrone

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