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È intensa e antica la storia dei giardini svedesi: agli inizi dettata dalle mode e favorita, come in tutte le altre parti d'Europa, dalle passioni private e pubbliche di intraprendenti e vanitosi monarchi. Infatti, in Svezia, fin dalla famosa e discussa regina Cristina, molti furono gli appuntamenti botanici e architettonici, come molti furono gli sforzi e i tentativi (e le relative difficoltà e le avversità "climatiche"). Il difficile e balzano clima della Svezia non certo assecondò e favorì gli ardori classici e francofili di Claude Mollet, contemporaneo di Le Nôtre, nel costruire, tracciare e piantare i primi grandi giardini di Svezia. Gli agrumi e, con loro, tutte le piante del Mediterraneo che normalmente a Versailles e nelle residenze coeve di Germania, di Inghilterra e d'Italia venivano coltivate in vaso e ritirate nelle serre durante le cattive stagioni, in Svezia riuscivano malamente a sopravvivere. I giardini, prima di tutto, e molto probabilmente proprio per le difficoltà climatiche e la pretesa "esoticità" delle piante adoperate da Claude Mollet e da suo figlio, provocarono in Svezia, lungo i secoli, grandi interessi e soprattutto una grande profonda passione: le piante, in Svezia, hanno una loro storia, anzi "La Storia", in quegli anni indicata, studiata, rinnovata e redatta dal grande Linneo, felice precursore di un mondo sapiente e analitico e frutto delle sue profonde e acute intuizioni scientifiche, tramutando la botanica (e non soltanto) in scienza vera e profonda.
Nel libro di Sonia Santella si dà rilievo giustamente al giardino "internazionale" di gusto, e felicemente globale, di Gustavo Adolfo e di sua moglie Margaret, il famoso Sofiero, bellissimo e anglofilo (ma qual era il giardino non anglofilo dell'epoca?), come fu importante Waldemarsudde del principe Eugenio. Sofiero fu di esempio e servì come esperimento sapiente per lo stesso paese: i giardini svedesi, dopo Sofiero e Waldemarsudde, non sono stati più gli stessi. Pure anglofili furono i giardini svedesi che sotto gli influssi dell'Art and Craft, sotto il nome di Svenska Slöjdföreningen, presero forma e si diffusero nella seconda metà dell'Ottocento, quando diventa fondamentale, fino ad arrivare ai tempi nostri, di espressione in espressione, di esperimento in esperimento, il godimento del pubblico. Aspirazioni e tendenze che si trasfusero dai giardini inglesi a quelli svedesi, in termini di essenze e di forme in cui con semplicità e orgoglio nazionale le piante autoctone e la loro maniera di vivere vennero portate a una lettura giardiniera più circoscritta, giustamente locale, familiare e originale.
I nomi di Ester Claesson e di Anna Lindhagen furono, nel corso degli anni, d'esempio in tutta Europa, per i loro famosissimi giardini "popolari", i piccoli giardini affittati dalla comunità ai singoli privati, organizzati in stretti ed efficienti lotti con il nome di Kolonitradgardar. La Svezia, terra di grande cultura sociale e di larghi spazi, fu pure la culla di grandi ed esemplari proposte e di profondi studi per le "città verdi": le città giardino, che dall'Inghilterra tardo-vittoriana e dalla Germania guglielmina si diffusero con sapienza e cultura profonda, nell'Europa del nord e in Svezia presero forma sapiente e particolare. Come figura preminente nel secolo scorso e nel mondo dei giardini, Santella ci ricorda Sven-Ingvar Andersson, un grande maestro di architettura dei giardini: sua è l'originale (per i tempi) intuizione del giardino come il felice incontro tra la natura che ci circonda e la natura umana stessa. Progettista e costruttore di giardini noto in tutta Europa, ebbe pure contatti con la realtà giardiniera italiana. Gunnar Martinsson, Holger Blom, Erik Glemme e altri, con le loro battaglie e con le loro felici realizzazioni, hanno tenuto e tengono alto lo spirito e la raffinata filosofia giardiniera della Svezia di oggi. Da un lato la scienza e la cultura profonda della storia naturale che con Linneo, e con giardini botanici tra cui quello famosissimo in tutto il mondo e bellissimo di Goteborg, che per superficie, sapienza e bellezza eccelle in Europa, ha portato la botanica alla diffusione; dall'altra il forte, radicato e diffuso senso del condividere, del rendere partecipi gli "altri" al mondo affascinante, costruttivo del giardino, quasi fosse per gli svedesi una grande strada da percorrere e da godere intimamente nel corso della vita, nella quale il privato e il pubblico possono felicemente confondersi.
Paolo Pejrone
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