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Giallo Van Gogh - Marianne Jeaglé - copertina
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Giallo Van Gogh

Descrizione


Auvers, luglio 1890. Vincent Van Gogh rientra dal campo dove si è recato a dipingere, barcollando, ferito a morte. Suicidio? Incidente? Eccesso di follia? Nessun testimone ha mai levato il velo sulle circostanze esatte del colpo di pistola che l'ha ucciso. Recentemente, alcuni storici americani hanno sostenuto la tesi dell'omicidio, punto di partenza di questo romanzo. La storia ripercorre gli ultimi due anni di vita dell'artista, tanto tormentati quanto prolifici - trascorsi nella Casa Gialla ad Arles in compagnia di Gauguin, all'istituto per alienati di Saint-Rémy e infine a Auvers-sur-Oise -, e risponde alle domande sulla sua tragica fine. Chi è responsabile della sua morte? Perché è stato ucciso? Mostrando Vincent Van Gogh alle prese con il suo tempo, disperato di sentirsi così diverso dalle persone che lo circondano e dai suoi compagni pittori, schernito da tutti, solo e totalmente preso dal suo impulso creativo, questo libro vuole rendere giustizia a un uomo e un artista eccezionale, che la sua epoca ha condannato a morte.
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Dettagli

2018
7 giugno 2018
354 p., Brossura
9788864434599

Voce della critica

Giallo Van Gogh (pubblicato in Italia da L'asino d'oro) ripercorre la storia degli ultimi due anni della vita di Vincent Van Gogh, concentrandosi soprattutto sulla sua morte.
Ispirato alle scoperte degli storici Steven Naifeh e Gregory White Smith, il romanzo ipotizza che Van Gogh non avrebbe tentato il suicidio, come si crede comunemente, ma sarebbe stato ucciso per caso.

Ma prima di parlare della storia, è importante cercare di capire che tipo di libro sia.
È un romanzo, un’inchiesta, un romanzo storico, eppure sembra di leggere un diario, anche se ovviamente non lo è.
Questa sensazione di intimità deriva probabilmente dalla profondità dello sguardo sul protagonista: Vincent Van Gogh.
In questo libro dimentichiamo che Van Gogh è Van Gogh, il grande pittore.
È la storia di un uomo, un uomo sensibile, ingenuo, un uomo che soffre, che non trova il suo posto nel mondo, che solo la natura sembra riuscire a confortarlo. Le persone, a eccezione del fratello Teo, non lo capiscono, lo mettono in ridicolo, non lo prendono sul serio.

In strada, quando passa, viene chiamato il matto.
Nella prima parte del libro, Vincent è ad Arles. Ha rinnovato una casa, che sarà la Casa Gialla, per dare il benvenuto a Paul Gauguin e farne uno studio per artisti.
Vincent è entusiasta della Provenza, qui tutto è un’ispirazione: natura, persone, oggetti della vita quotidiana.
Il pittore è impaziente per l’arrivo del suo amico, è convinto che lavoreranno insieme, che saranno complici, che condivideranno la loro idea di arte.
Ma dall’arrivo di Gauguin, il loro rapporto va in frantumi.
Gauguin si sente in trappola, non gli piace Provenza, la sua mentalità ristretta, la Casa Gialla gli sembra squallida, ma la cosa che più non sopport Gauguin è Vincent, che non stima più come pittore.
Il deteriorarsi del rapporto tra Van Gogh e Gauguin è uno dei momenti più toccanti del libro. Marianne Jeaglé ha magistralmente reso il punto di vista di entrambi gli uomini, la delusione di uno e la sofferenza dell’altro. L’umanità del rapporto di amicizia descritto è sorprendente.
Da quel momento in poi, la salute fisica del pittore comincia a vacillare fino a quando viene ricoverato nella casa dei pazzi di Saint-Rémy.
Ciò che è notevole in questo libro è l’empatia dell’autrice nei confronti del suo protagonista. Van Gogh non è rappresentato come un modello, Van Gogh è quasi un antieroe, debole, sensibile, insoddisfatto.
E probabilmente questo è esattamente ciò Marianne Jaeglé ha voluto evidenziare, perché essere un artista non è esporre al Salone di Parigi, collezionare articoli su Mercure, avere una villa sulla rive del fiume Oise, andare in barca e ricevere amici a cui raccontare i propri successi. Essere un artista è cercare sempre e non essere soddisfatto mai.

Recensione di Gessica Franco Carlevero

 

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