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La raccolta dei Canti leopardiani comprende – secondo le indicazioni dello stesso poeta – quarantuno composizioni: questa nuova edizione ne presenta ventiquattro, in base a una precisa volontà della curatrice. Sonia Caporossi ha preferito proporre ai lettori una scelta tematica delle poesie secondo il criterio unificante del “mistero del dolore”. Escludendo quindi i testi più contraddistinti storicamente e politicamente, ha organizzato il volume intorno al nucleo “della riflessione esistenziale circa la finitezza della condizione umana considerata nella propria irriducibile individualità e solitudine”, aggiungendo all’edizione tradizionale dei Canti i versi del Coro dei Morti e dell’Appressamento della morte, inseriti proprio per sottolineare l’adesione emozionale e filosofica del recanatese al tema della caducità dell’esistenza. Insistendo sul pensiero poetante come massima espressione dell’attitudine leopardiana allo scandaglio psicologico interiore sotteso a un’approfondita riflessione teorica, la curatrice nella dotta introduzione afferma: “Il ripiegamento soggettivistico è sempre criticamente oscillante sul filo del riconoscimento di un pessimismo cosmico esteso, a partire dalla propria vilipesa singolarità sofferente, al destino dell’intera congerie dei viventi”. Particolare e universale, bellezza della natura e silenzio del cosmo, nulla e assoluto, inganno e verità, sono riferimenti costanti in tutta la produzione di Leopardi. In lui, “la poesia non è altro che la forma esteticamente formata del domandare filosofico”, strumento conoscitivo per esplorare il mistero dell’esistenza, cura con cui dare voce e senso all’effimera condizione dell’essere. Sonia Caporossi commenta tutte le poesie antologizzate (di cui riporta in calce sia la forma metrica, sia le date di composizione e pubblicazione), dalle prime prove ancora ricalcanti stilemi petrarcheschi, agli idilli in cui la descrizione del proprio paesaggio interiore si eleva alla contemplazione del sublime.
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