Gershwin

Uno dei più brutti libri che abbia mai letto; innanzitutto questa non è una biografia di Gershwin, anzi in alcuni capitoli il suo nome appare quasi per sbaglio. I primi due capitoli sono praticamente uguali, con le stesse citazioni, le stesse considerazioni, il terzo se ne discosta leggermente, ma non di molto. Spesso il linguaggio è volutamente difficile ed artificioso, quasi che gli autori volessero mettere in mostra se stessi, invece che il musicista. Questo traspare fin dalla prefazione, quando l’autore esalta se stesso per non aver fatto una biografia classica. Ridicolo il capitolo su Gershwin e l’Italia, nelle prime dodici pagine il nome del compositore viene appena citato un paio di volte, ma si parla di tutt’altro, per poi concludere che in Italia Gershwin non si sentiva se non sporadicamente a causa del fascismo che lo osteggiava in quanto ebreo. Quasi comica la difesa in una nota del fascismo in quanto non nemico del jazz come si pensa. In ogni caso il libro si consuma per la gran parte a chiedersi se Gershwin sia un musicista jazz o classico, non dà alcun dato biografico, non fornisce alcun contesto, nulla si sa della famiglia, del contesto socioculturale in cui è cresciuto e vissuto, nulla si sa dei suoi studi se non per rarissimi cenni. L’unico capitolo che si salva è quello sulle opere di Gershwin, Porgy and Bess e alcune commedie musicali.