Geronimo il cieco e suo fratello

scheda di Ascarelli, R. L'Indice del 2000, n. 06

Il racconto di Schnitzler che Sellerio propone in questi giorni per la cura di Beppe Benvenuto e Alessandra Iadicicco, Geronimo il cieco e suo fratello, non fa parte dei testi canonici per gli amanti del fine secolo austriaco: mancano ammiccamenti o traviamenti passionali, le morbide tappezzerie dell'esteta, o verit… misteriose e inquietanti da portare alla luce mostrando un irriverente fastidio per le apparenze. Lontano da Vienna, nell'idillio di una strada montana ai primi rigori dell'autunno, un cieco e suo fratello vivono il piccolo dramma familiare della diffidenza, della dipendenza e dell'odio. La rivalit…, covata negli anni, esplode per uno stupido scherzo, i ruoli si trasformano - chi Š sano mostra le ferite della solitudine e della dipendenza, e il cieco si lascia andare a una rancorosa idealizzazione di s‚ -, fino a un ambiguo lieto fine, in cui si prospetta una redenzione per gli affetti. Un testo melanconico, patetico a volte, e forse sbrigativo se paragonato ad altre patografie di rapporti amorosi o di famiglia, come Morire o Ricchezza, scritti da Schnitzler ancora negli anni novanta, ma non privo di fascino. Felice la resa del conflitto tra i due protagonisti tra motivi occasionali e profondi, appassionante il gioco dell'autore con i cascami del romanticismo, e da seguire (per chi conosce meglio Schnitzler) il filo intrecciato di autobiografia e proiezioni che lega la vicenda di Geronimo e Carlo a quella ben pi— tragica di Robert e Otto in Fuga nelle tenebre.

Roberta Ascarelli