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Subito dopo la fine della guerra ripresero le discussioni antiche sulla «cattolicità dell'attualismo» e sulla posizione religiosa del suo méntore; discussioni, e polemiche, che in particolare dall'inverno 1942-43 (dal Perché non possiamo dirci cristiani di Croce e da La mia religione di Gentile) avevano agitato le cronache della cultura italiana come pubblicamente sorpresa in una non imprevista corsa al Vaticano al momento del collasso militare dello Stato. Ma, almeno per Gentile, quel «contesto» fu ingannevole. Così come non risolutiva risultò l'edizione postuma di Genesi e struttura della società. Tanto che per il primo decennale della morte (celebrato con la pubblicazione, per la Sansoni, del I volume della serie Giovanni Gentile. La vita e il pensiero, che dette agio a nuove riflessioni anche «religiose») padre Gemelli ripresentò inalterato nella «Rivista di filosofia neoscolastica» il Necrologio per Gentile pubblicato nel '44 sulla stessa rivista.Quelle discussioni, nel 1968, col reperimento e la pubblicazione da parte di Spirito della prima versione manoscritta de La mia religione e gli interventi a seguire di Del Noce ebbero un colpo d'ala; ma poi si ebbero ulteriori interventi, ecclesiastici e laici, ancora tesi a misurare la religione in Gentile col metro della dogmatica, o a contemporaneizzarne, alla luce post-conciliare, l'atteggiamento religioso.Non è nelle mie intenzioni proseguire simili discussioni. Offro alla riflessione solo nuova documentazione, utile tuttavia a vedere meglio il contesto storico concreto entro cui si svilupparono certi incontri e certe discussioni, nacquero certe opere, maturarono certe scelte. Farne oggetto, oggi, di rivendicazione politica, non fa parte del mestiere dello storico. [...]
Dall'Introduzione dell'autore
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