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Geni a nudo. Ripensare l'uomo nel XXI secolo - Helga Nowotny,Giuseppe Testa - copertina
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Descrizione


I settori emergenti delle biotecnologie e della biologia sintetica permettono oggi non solo di osservare dall'interno i meccanismi di funzionamento della vita, ma di intervenirvi direttamente: dalla manipolazione genetica alla riproduzione assistita, fino all'ambizione dello human enhancement, la possibilità cioè di incrementare le prestazioni cognitive e fisiche dell'uomo. Queste nuove potenzialità generano interrogativi urgenti sulle conseguenze sociali della scienza, e sembrano talvolta creare fratture epocali tra il vecchio e il nuovo che suscitano forti ambivalenze e contrasti nell'opinione pubblica. Si intravede all'orizzonte un futuro controverso cui è necessario dare forma. Affiancando la riflessione culturale all'informazione scientifica, "Geni a nudo" offre al lettore uno sguardo completo e innovativo che supera i confini del dibattito bioetico, e propone un nuovo approccio all'agire politico sui temi della vita.
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Dettagli

2012
26 gennaio 2012
167 p., Brossura
9788875781835

Voce della critica

"Concetti come società, vita, gene e individuo (…) sono in via di profonda ridefinizione. Sotto l'impulso delle forze della globalizzazione, il lavoro scientifico nei laboratori e le molteplici esperienze della vita quotidiana stanno rapidamente cambiando, sia nel loro contenuto sia nel senso che vi attribuiamo. Sorgono così nuove forme di vita, intese sia come forme del vivente, cioè nuove entità scientifiche, sia come forme del vivere, cioè nuove forme di vita sociale. Ed è dall'interazione e dal reciproco plasmarsi di queste nuove forme di vita che si presentano nuove opzioni, nell'era molecolare, sia alla società sia ai singoli individui". Il confronto sulle potenzialità e sull'estensione degli effetti sociali che accompagnano la post-genomica, le biotecnologie, la biologia sintetica evidenzia sviluppi a volte sorprendenti e inattesi, altre volte coerenti con antiche aspettative, come il potenziamento dell'essere umano (human enhance–ment). Il libro, molto innovativo e spiazzante, ha l'ambizione di suggerire un modo non solo per interpretare tali sviluppi, ma anche per guidarli. Gli autori provengono da contesti scientifici molto differenti. Giuseppe Testa, biologo e studioso di bioetica, attualmente dirige il Laboratorio di epigenetica delle cellule staminali a Milano, presso l'Istituto europeo di oncologia. Helga Nowotny, illustre sociologa della scienza, è una delle donne più influenti della scienza mondiale, come presidente dell'European Research Council, la maggiore agenzia di finanziamento della ricerca europea, ma prima ancora per le doti che l'hanno portata a quella carica: un'indomita passione per l'innovazione, un ottimismo della ragione verso una conoscenza apparentemente priva di utilità, ma che può divenire preziosa, un naturale e coltivato interesse per la multidisciplinarietà. Il libro è di ampio respiro culturale (con citazioni che vanno da Michael Crichton al Mahabharata), rilevante per i temi trattati e la capacità argomentativa. Alcuni passi rimangono peraltro impegnativi, nonostante il bel glossario finale, ma per scalare una vetta che schiude nuovi orizzonti, qualche fatica bisognerà pur spenderla. Sul piano dei contenuti, troviamo molti spunti di riflessione puntuali. Innanzitutto viene posto in chiara luce il cambiamento di paradigma in biologia derivante dall'epigenetica. L'epigenetica è lo studio delle modifiche fenotipiche ereditabili nell'espressione del gene, dal livello cellula (fenotipo cellulare) agli effetti sull'intero organismo (fenotipo, in senso stretto), causato da meccanismi diversi rispetto ai cambiamenti nella sequenza genomica, ovvero lo studio di meccanismi molecolari mediante i quali l'ambiente altera il grado di attività dei geni senza tuttavia modificare le sequenze del Dna. Questa nuova conoscenza integra e arricchisce profondamente le nostre visioni sull'informazione genetica e sulla sua plasticità. Altro tema di grande interesse è quello della biologia sintetica. Ma cos'è la biologia sintetica? Citando Anna Meldolesi: "Se chiedete a cinque scienziati di definire la biologia sintetica avrete sei risposte diverse. (…) Se si sposa l'accezione più moderata del termine, la "synthetic biology" (SynBio per gli amici) rappresenta l'ingresso dell'ingegneria genetica nella piena maturità, perché l'ambizione è quella di intervenire su intere reti geniche anziché su singoli geni, e di farlo in modo sempre più preciso e prevedibile. L'accezione più visionaria del termine, invece, rimanda alla creazione da zero di nuove forme di vita, con l'aiuto di un computer e pochi materiali di partenza. In mezzo trovano posto tutte le possibili sfumature e una consapevolezza. L'espressione SynBio fa tendenza, perciò verrà usata e abusata anche per progetti di ricerca che un tempo avremmo considerato semplicemente attinenti alla biologia molecolare". In questo contesto è cruciale il confronto che instaura il libro fra Darwin e Venter. Charles Darwin, nel suo viaggio e nei suoi studi, voleva, attraverso osservazioni e raccolte di fatti, trarre conclusioni sull'origine della diversità delle specie. Venter, il vincitore della "corsa" al sequenziamento del genoma umano, nei suoi viaggi e studi condotti dal J. Craig Venter Institute, ha sviluppato una strategia incentrata sui geni, attraverso approcci ingegneristici e informatici. La sua finalità non è semplicemente quella di conoscere la natura, ma piuttosto di modificarla. Altro tema toccato è quello del potenziamento dell'essere umano: sono riprese le problematiche sulla "trasformazione" del corpo e le ripercussioni sullo sport e sulla sua immagine. Peccato che il libro sia stato tradotto un poco in ritardo rispetto all'edizione originale tedesca. Oscar Pistorius, l'atleta sudafricano che corre con protesi alle gambe, ha in realtà gareggiato alle Olimpiadi 2012 di Londra, giungendo alle semifinali, in un contesto giornalistico e scientifico fortemente influenzato dai temi del potenziamento, del doping, degli interventi genetici.
Come non avere quindi paura di un futuro così straniante? L'ultimo capitolo del libro vi orienterà verso questo futuro latente, dove bisogna inventare forme nuove di consenso, in base alle quali le persone vogliano e possano appropriarsi dello sviluppo biotecnologico. Bisogna pensare alla governanza (governance) di tali processi, ma anche alla crescita di capacità diffuse di "compassione" (nel senso originario del sentire assieme), di incontro fra i due livelli, dall'alto al basso, delle istituzioni e nel senso opposto dei soggetti sociali. La sfida finale è quella provocatoriamente sollevata da Raymond Boudon nel Il concetto di società è utile per i sociologi proprio quanto quello di vita lo è per i biologi: un concetto vuoto, regolativo, che descrive l'obiettivo finale, asintotico, della loro ricerca". Aldo Fasolo

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