Il generale nel suo labirinto

Invece di rileggermi Cent' anni di solitudine, che mi aveva appassionato nei lontani Anni Settanta, ho sfogliato questo libro che giaceva dimenticato nella mia biblioteca. Non male, anche se e' un' opera minore. Molte cose su Simon Bolivar sono ben poco conosciute in Europa, ma probabilmente sono ben note in America latina. Un libro che meritava più fortuna, anche se non e' un capolavoro. Consideriamolo un omaggio all' eroe venezuelano, che e' così poco conosciuto da noi che un libro di Storia che ho letto lo definiva nativo della Colombia. Nella Repubblica Bolivarista del Venezuela credo che siano ancora incavolati per questo fatto, anche perché i rapporti con la Colombia sono pessimi.

Non mi ha trascinato, non ho provato compassione per l’eroe decaduto, non ho sentito partecipazione per l’uomo disilluso. Non sembra scritto dallo stesso autore de “L’autunno del patriarca”. Sebbene il tema sia lo stesso, sembra che il dover seguire una trama storica abbia imbrigliato la fantastica creatività dell’autore che a mio giudizio ha generato nel libro citato un personaggio unico per regalità e miseria, misticismo e crudezza. L’ho trovato piatto, in quanto non risalta il contrasto con le epiche vittorie del passato che nella bruma del ricordo appaiono slavate. Marquez è nato per far volare alto il suo genio al di sopra dello storico e del verosimile