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La storia locale non si risolve sempre nella curiosità aneddotica, ma può offrire elementi per intendere la storia generale: come nel caso di questo libro. Opera di uno storico non accademico il libro narra (sia pure in modo un po' frammentario) le vicende di un giovane volontario garibaldino che, passato al servizio del nuovo stato, viene mandato in Sicilia con l'incarico di sovrintendere all'introduzione del sistema metrico decimale nella sottoprefettura di Bivona, nell'agrigentino. La missione si rivela ben presto impossibile. Non solo Marini viene ostacolato, ma si trova destituito dall'incarico. Il fatto è che il ricorso a un sistema di misura uniforme ostacolava forti interessi locali. Anzitutto rendeva più difficile manipolare gli esoneri dalla odiatissima leva militare, ottenuti spesso facendo ricorso alle imprecise misure tradizionali che, pur con identica denominazione, variavano anche nello stesso circondario. In altri termini, lo zelo di Marini confliggeva con i canali di raccolta del consenso della neonata Italia liberale. A intralciare il lavoro erano anzitutto i maggiorenti del posto, a cominciare dal deputato locale. La prima conclusione che sembra imporsi è quella delle radici antiche del clientelismo, che appare una sorta di vizio costitutivo del nostro sistema politico. Pure, una simile conclusione, per quanto non priva di solidi addentellati, non esaurisce il senso di questa vicenda. La disavventura del volenteroso verificatore, infatti, è il sintomo di una più generale arretratezza dell'Italia del tempo. Un'arretratezza che investiva anzitutto il Sud della penisola, ma che era proprio dell'intera nazione. Insomma, la vicenda narrata nel libro consente di capire quanto il Risorgimento sia stato un evento che ha consentito all'Italia di intraprendere, sia pure faticosamente, un cammino di progresso.
Maurizio Griffo
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