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Frontiere del racconto. Letteratura di viaggio e romanzo in Inghilterra 1680-1750 - Riccardo Capoferro - copertina
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Frontiere del racconto. Letteratura di viaggio e romanzo in Inghilterra 1680-1750 - Riccardo Capoferro - copertina

Descrizione


Tra Sei e Settecento si riaccese il desiderio d'ignoto che aveva animato gli esploratori elisabettiani, e la letteratura di viaggio, in cui si univano interesse scientifico e gusto dell'esotico, divenne un genere di successo. Tra i suoi Lettori più appassionati c'erano DanieL Defoe, Jonathan Swift e una folta schiera di editori e pennivendoli in cerca di guadagno: il mercato venne inondato non solo dai resoconti di viaggio, ma anche da falsi resoconti e romanzi che ne riproducevano lo stile descrittivo. Questo volume indaga il rapporto formale, ideologico ed epistemico che intercorre tra la letteratura di viaggio e la letteratura d'invenzione, analizzando i loro tratti specifici e le circostanze storico-culturali che ne hanno reso possibile la commistione. Il romanzo realistico si delinea in un momento di confusione dei generi e delle categorie a essi correlate: i confini tra vero e falso si assottigliano, qualcuno prende il "Robinson Crusoe" per vero, e abbondano testi di natura incerta, la cui narratività è sommersa da dati botanici e zoologici, ricognizioni orografiche e descrizioni di serpenti bicefali. Un magma culturale in piena ebollizione, ma destinato a cristallizzarsi nel giro di qualche decennio.
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Dettagli

2007
11 gennaio 2007
237 p., Brossura
9788883535307

Voce della critica

Tra le contraffazioni che all'inizio del XVIII secolo proliferano in Inghilterra di nascosto al Copyright Act (1709), un ruolo speciale per ricchezza di immaginazione e numero di imitazioni spetta ai falsi resoconti di viaggio. Come in età elisabettiana le Principall Navigations di Richard Hakluyt, i resoconti di William Dampier, Lionel Wafer e Woodes Rogers riaccendono infatti nel pubblico una passione per l'ignoto che pennivendoli in caccia di successo si incaricano di soddisfare senza muoversi da casa, con instant-books scadenti e fantasiosi. In questo terreno di compromesso tra realtà e finzione, Riccardo Capoferro, già autore di una guida al Robinson Crusoe (Carocci, 2003), scorge l'humus ideale per lo sviluppo della cultura del romanzo. Non tutti i rimaneggiamenti dei resoconti di viaggio si limitano infatti alla parodia involontaria: opere come lo stesso Robinson o i Gulliver's Travels ri-funzionalizzano le invenzioni narrative e la passione cognitiva della letteratura odeporica nell'ambito di nuove convenzioni di genere. In questo senso, pur nella distanza delle rispettive strategie compositive, Daniel Defoe e Jonathan Swift si servono dei resoconti di viaggio per fornire ai propri universi romanzeschi quel privilegio di esistenza che, in virtù dell'esperienza diretta, ogni viaggiatore pretende per il racconto delle proprie avventure. Attraverso la descrizione del lontano, la loro scrittura opera un sovvertimento delle abitudini della percezione che, diversamente da quanto sarà teorizzato da Viktor Šklovskij, giunge all'effetto di straniamento a partire dalla concretezza empirica. A colpire maggiormente nelle contraffazioni studiate da Capoferro è il possesso della virtù borgesiana per cui un falso va preso per vero in ragione della sua mancanza di credibilità, secondo la regola: strange, therefore true. Benché sia stata battezzata da Susannah Clapp "chatwinesque", l'arte di accostare coincidenze improbabili non è infatti un'invenzione contemporanea, ma contraddistingue da sempre la letteratura di viaggio. Indimenticabile a questo proposito è la Historical and Geographical Description of Formosa (1704) di George Psalmanazaar, che difende il suo plagio da tutte le accuse rielaborando i topoi più frusti della tradizione, fino a esibirsi, allorché è invitato a usare la lingua dell'isola, nelle cialtronerie di un grammelot.
  Luigi Marfé

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