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Frenologia, fisiognomica e psicologia delle differenze individuali di Franz Joseph Gall. Antecedenti storici e sviluppi disciplinari - Giovanni P. Lombardo,Marco Duichin - copertina
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Frenologia, fisiognomica e psicologia delle differenze individuali di Franz Joseph Gall. Antecedenti storici e sviluppi disciplinari - Giovanni P. Lombardo,Marco Duichin - copertina

Descrizione


Il libro presenta saggi, scritti dal 1915 a oggi, di autori anglosassoni, francesi e italiani sul pensiero di Gall; questo si dimostra ricco di suggestioni, che producono significativi accostamenti e parallelismi con una fisiologia del cervello fondata sulla cibernetica, con la teoria dei biotipi, con la fisiognomica (Lombroso), la psicologia delle differenze individuali, la psicoanalisi.
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Dettagli

11 aprile 1997
Libro universitario
386 p.
9788833955872

Voce della critica


recensione di Pogliano, C., L'Indice 1997, n. 7

Fino a non molto tempo fa chi avesse, in Italia, chiesto informazioni sulla frenologia, con molta probabilità non avrebbe ricevuto risposta o, al meglio, si sarebbe sentito evasivamente indicare qualcosa di craniomantico, una vecchia moda ciarlatanesca che consisteva nel palpar teste per leggervi il carattere. Esito ancor più deludente ove poi la questione avesse riguardato l'identità di un certo Franz Joseph Gall, il cui busto senz'altro non rientra nella galleria dei personaggi mediamente noti. Oggi, invece, uno degli editori italiani più avvezzi alla cultura scientifica e alla sua storia esce con un cospicuo volume di saggi dedicati a quel Carneade e alla lunga, complessa trama di vicende che da lui ebbero origine.
Operazione certamente meritevole, che colma una lacuna: da noi esisteva soltanto un'antologia di testi galliani, curati e introdotti da chi scrive nell'ormai lontano 1985, e qua e là cenni sparsi oltreché sfuggiti all'attenzione del pubblico colto. Ora, grazie a questo libro, si ha a disposizione un'ampia scelta di articoli, per lo più tradotti dall'inglese e dal francese, già pubblicati in varie riviste tra il 1915 e il 1995; con l'immancabile (e forse insanabile) ritardo che ci distingue, prendiamo così atto di una letteratura storico-critica che altrove è venuta crescendo, soprattutto negli ultimi decenni.
Colpisce anche che non siano degli storici di mestiere, bensì uno psicologo e un filosofo, a condurre il gioco: i due curatori ne spiegano moventi e regole senza possibilità d'equivoco. Dunque il loro gioco vuol essere di quelli che rilanciano, rivalutano e attualizzano; per la sua riuscita s'affida, in altri termini, a quella facile categoria del "precursore" da cui la storia della scienza s'è emancipata non da molto e con molta fatica. A loro parere Gall, indubbiamente buon anatomista e fisiologo immaginoso, sarebbe anche padre naturale di una tal serie di successivi sviluppi in campo psicologico, da attendere soltanto di veder legittimata la propria paternità.
Sintomaticamente, "Verso una teoria scientifica delle differenze individuali" è il sottotitolo del contributo introduttivo di Lombardo e Duichin, dove s'inseguono quasi a ogni pagina figure come "fecondità", "anticipazione", "prefigurazione": in buona sostanza, la fisiologia cerebrale di cui Gall fu ideatore e paladino avrebbe aperto la via, "con oltre un secolo d'anticipo", a concetti e metodi che si sarebbero pienamente affermati soltanto nella psicologia del Novecento. Ma sia lecita una perplessità: attraverso lo scovarvi germi o germogli di futuro davvero si restituisce la giusta dimensione a quella dottrina e al vasto movimento che ne discese, dopo il discredito e l'oblio toccati loro in sorte? È rivisitandoli col senno di poi (cioè con la naturale, spontanea presunzione dei posteri) che si rimedia all'ingiusto trattamento riservato loro? Si può ben comprendere l'entusiasmo dei neofiti curatori, cui è piaciuto ritrovare suggestioni, accostamenti e analogie con il presente in opere che hanno quasi due secoli di vita; questo è pur sempre un modello possibile di lettura, benché ad altra logica, e va con tutta franchezza segnalato, obbediscano l'indagine e il giudizio storico.
La riserva appena formulata nulla toglie, beninteso, all'utilità del volume, che in diciotto saggi offre un quadro esauriente e particolareggiato dell'esperienza frenologica, cui non poco dovette, e a molti livelli, la prima metà del XIX secolo. Fra quei saggi, alcuni sono stati effettivamente fondamentali, in un passato più o meno recente, per riaprire il discorso storiografico e metterne a fuoco l'oggetto. Si veda ad esempio l'articolo di Owsei Temkin che l'autorevole "Bulletin of the History of Medicine" pubblicò nel 1947, dov'era era già limpidamente spiegato come la frenologia - il neologismo risale al 1805, coniato dal medico americano Benjamin Rush per designare "the science of the mind'', e prevalse su quello di "organologia" - si fosse presto mutata in movimento contagioso, a pervadere di sé filosofia e religione, pedagogia, letteratura e mentalità diffusa.
Per inciso, di Gall, Temkin mette in luce l'ostilità nei confronti di quella "Naturphilosophie" cui molti naturalisti e medici vennero convertendosi ai primi dell'Ottocento: suona quindi piuttosto balzana l'osservazione dei curatori circa una sua presunta sintonia "con gli assunti teorici vitalistici della "Naturphilosophie" tardo-settecentesca": sia perché lo schellinghiano "Primo abbozzo di un sistema di filosofia della natura" è sì del 1799, ma recluta seguaci soltanto nel nuovo secolo; sia perché non la si può confondere con il dinamismo vitalistico di Herder, questo sì settecentesco e ispiratore del giovane Gall, come nel 1970 rilevò, insistendovi giustamente, il bel saggio di Erna Lesky, anch'esso tratto dal "Bulletin of the History of Medicine".
Sono sempre apparsi innegabili, quantunque problematici, i rapporti tra frenologia e fisiognomica, tanto che già Hegel, critico impietoso di entrambe, ritenne plausibile e necessario demolirle insieme. Opportunamente, alcuni degli autori tematizzano proprio il passaggio, logico e cronologico, dall'una all'altra; per dirla con una formula, da Lavater a Gall. Così Paul Delaunay, nonché G.P. Brooks e R.W. Johnson, dipanano il filo che lega l'innovativo riemergere, a fine Settecento, dell'antica consuetudine a decifrare l'invisibile "interno" (l'anima, il carattere) mediante segni esterni visibili (il volto, il corpo) con l'affermarsi, poco più tardi, di una psicofisiologia dell'individualità. E Martin Staum, cui si deve una biografia dell'"idéologue" Cabanis, racconta come in seno al Lycée di Parigi, poi ribattezzato Athénée, fossero parecchi coloro che, oscillando appunto tra fisiognomica e frenologia, vennero eleggendo ad argomento primario d'indagine la relazione tra fisico e mentale-morale.
Risalente al 1936 è invece un articolo di Antonio Ciocco, che ripercorre le tappe dello studio del carattere dalla teoria classica dei temperamenti, attraverso la fondazione dell'antropometria, per arrivare sino ai sistemi del costituzionalismo medico che in Italia ebbero, com'è noto, notevole fortuna durante la prima metà del nostro secolo, da Achille De Giovanni a Nicola Pende.
Un secondo versante su cui l'organologia di Gall avrebbe aperto la strada a ragguardevoli novità è quello neurofisiologico; e qui la tesi dei curatori appare meno opinabile, se non altro nel senso che localizzare funzioni cerebrali fu sicuramente, dalla celebre area di Broca in poi, uno stile di ricerca caratterizzante gli ultimi decenni dell'Ottocento, come ben risulta dagli scritti di Robert M. Young e di Guido Cimino. Quel localizzare, nondimeno, avrà procedure sperimentali, come la stimolazione elettrica e l'ablazione chirurgica, messe a punto in laboratorio e sul vivente, del tutto sconosciute ai vecchi frenologi; e oltre a ciò le funzioni di cui rintracciare la sede non consisteranno più nella schiera di facoltà intellettuali e qualità morali elencate dalla fantasia di Gall e allievi, ma avranno prevalentemente a che fare con le attività motorie e sensoriali. Una differenza non da poco, che separa due epoche nella storia del sapere intorno al cervello.
Addirittura di "nuova organologia" parla John C. Marshall in un breve articolo a dire il vero piuttosto criptico, chiamando in causa la grammatica trasformazionale di Chomsky, il cui biologismo sarebbe "strettamente collegato" con quello di Gall. E non è il solo, fra gli autori selezionati, a soccorrere l'impostazione "presentista" voluta da Lombardo e Duichin: per François Azouvi, ad esempio, la frenologia rese possibili molte direzioni di ricerca a venire (fra le altre, psicologia animale, misura dell'intelligenza, interpretazione organicistica della follia), radicò inoltre le proprie pratiche su quel nesso sapere-potere che la psicologia erediterà, e infine rivelò d'essere "falsa scienza", il che potrebbe maliziosamente predicarsi, tutto sommato, anche della disciplina sua erede.
Di Howard Davis Spoerl si traduce un saggio del '36 dov'è la dottrina delle facoltà a essere stimata il più importante apporto di Gall, "psicologo del carattere", valida ancora per lo studio della personalità. Dal canto suo Karl M. Dallenbach per un verso sostiene nel 1915 e dimostra che l'accezione psicologica del termine "funzione" ebbe matrici frenologiche, per altro verso quarant'anni dopo si diverte a dipingere somiglianti come due gocce d'acqua frenologia e psicoanalisi, "nella loro invenzione, nel loro sviluppo e nelle loro modificazioni, nella loro filosofia e psicologia di base, nelle azioni e nel comportamento dei loro protagonisti".
Vino nuovo in bottiglie vecchie, ossia la storia che si ripete anche nei dettagli più minuti: esattamente un secolo dopo Gall, Freud ne avrebbe a tal punto ricalcato le orme che il dramma della psicoanalisi sembra diventare una sorta di plagio; e c'è intuibilmente del veleno in coda all'argomentare di Dallenbach: la nicchia già occupata con dignità da Gall essendo ormai un covo di ciarlatani, non meraviglia che la stessa fine possa fare, o stia facendo (nel 1955, si badi), il corpus freudiano.
Un'andatura più sobriamente storica seguono infine nei loro recenti contributi Jason Y. Hall e Carmela Morabito, il primo definendo come ibrido paradosso la frenologia: "una psicologia romantica espressa con un linguaggio e una metodologia positivisti"; la seconda a sottolinearne non meno le forti componenti romantiche ma sullo sfondo della transizione dal sensismo meccanicistico dominante nel XVIII secolo al naturalismo vitalistico cui si sarebbe affidato il XIX, almeno ai suoi esordi; e Gall, vivendo a cavallo di quelle due epoche (1758-1828), avrebbe agito da protagonista col fondere insieme ingredienti dell'una e dell'altra, empirismo e innatismo, fissismo e approccio genetico.
Un curioso "melting pot" che è, a ben pensarci, il laboratorio alchemico da cui prese altresì forma il più ambiguo degli -ismi, quel positivismo destinato ad accogliere e contenere, nel corso del tempo, ogni cosa e il suo contrario. Non furono forse, Comte e Spencer e molti altri loro contemporanei, finanche Darwin in gioventù, abbagliati dal fascino di una visione dell'uomo che prometteva, in pari modo, di poterlo conoscere rigorosamente e di riuscire a cambiarlo?

Bibliografia

Sulla dottrina di Gall, sul movimento frenologico, e sulle questioni relative ai rapporti fra cervello e mente, si possono consultare le seguenti opere:

G. CIMINO, "La mente e il suo substratum. Studi sul pensiero neurofisiologico dell'Ottocento", Domus Galileana, 1984.

E.C. CLARKE, K. E. DEWHURST, "An Illustrated History of Brain Functions", Oxford University Press, 1972.

J. COOTER, "The Culture of Popular Science. Phrenology and the Organization of Consent in Nineteenth-Century Britain*, Cambridge University Press, 1984.

A.R. DAMASIO, "L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano", Adelphi, 1995, ed. orig.1994.

J.D. DAVIES, "Phrenology, Fad and Science. A Nineteenth-Century American Crusade",
Yale University Press, 1995.

D. DE GIUSTINO, "Conquest of Mind. Phrenology and Victorian Social Thought", Croom Helm, 1975.

"La fabbrica del pensiero. Dall'arte della Memoria alle Neuroscienze", Electa, 1989.

J.A. FODOR, "La mente modulare", Il Mulino, 1988, ed.orig.1983.

F.J. GALL, "L'organo della mente. Fisiologia cerebrale e disciplina dei comportamenti", a cura di C. Pogliano, Marsilio, 1985.
M. HÉCAEN, G. LANTERI-LAURA, "Évolution des connaissances et des doctrines sur les localisations cérébrales", Paris 1977.

G. LANTERI-LAURA, "Histoire de la phrénologie. L'homme et son cerveau selon F.J.Gall", Presses Universitaires de France, 1970 e 1993.

C. MORABITO, "La cartografia del cervello. Il problema delle localizzazioni cerebrali nell'opera di David Ferrier, fra fisiologia, psicologia e filosofia", Angeli, 1996.

A. OLIVERIO, "Biologia e filosofia della mente", Laterza, 1995.

C. POGLIANO, "Il compasso della mente. Origini delle scienze dell'uomo negli Stati Uniti", Angeli, 1983.

R.M. JOUNG, "Mind, Brain and Adaptation in the Nineteenth Century. Cerebral Localization and its Biological Context from Gall to Ferrier", Oxford University Press, 1970 e 1990.

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