La fotografia sociale

«"Quale regione del mondo non è piena di calamità?" Questa frase di Virgilio, scelta come uno degli esergo della mostra "The Family of Man", potrebbe servire come introduzione all'epoca attuale». Così Michel Christolhomme, curatore del volumetto n.36 della collana FotoNote nella sua introduzione; e in effetti: emergenza pandemica, nuove ed antiche povertà, guerre annose e dimenticate (Libia, Siria, Congo, Yemen), crisi umanitarie e flussi migratori che l'Occidente rifiuta ostinatamente di gestire (Mediterraneo, rotta balcanica, confine texano-messicano, piste sahariane), riacutizzarsi di problemi che ci si illudeva superati (riots razziali, milizie dell'estrema destra americana e terrorismo domestico), la materia viva e pulsante per la fotografia sociale - un genere che spesso si mescola e si confonde con il fotogiornalismo e la fotografia di guerra -, rimane (purtroppo) sempre varia ed abbondante. Si tratta di «un tipo di fotografia militante - è sempre Christolhomme che parla - il cui obiettivo è di testimoniare a favore delle vittime e il cui scopo è di contribuire alla risoluzione delle principali problematiche sociali». L'occhio (apparentemente) neutro ed indifferente della fotocamera diventa dunque uno strumento utilizzato per rendere partecipe lo spettatore dei drammi del proprio tempo e sensibilizzare l'opinione pubblica su tali tematiche suscitando reazioni emotive di tipo empatico. Il libro presenta una cernita di 64 immagini, proposte in ordine cronologico, di autori celebri quali: H. Cartier-Bresson (copertina), S. Salgado, D. McCullin, J. Koudelka, M. Giacomelli, R. Burri, R. Depardon, S. Moon, A. Sander e specialisti di questo genere fotografico come J.A. Riis, W. Evans, W. Bischof, E. Smith e la grande D. Lang. Ancora un'opera di dimensioni e prezzo contenuto, ma di grande qualità, per la serie ideata da Delpire. Consigliato a tutti gli amanti della fotografia, ma pure a coloro che desiderano avere contezza visiva delle grandi tematiche contemporanee.