Fotocopie

Grazie JB!

Vita abitata nel momento, sguardi tuttora caldi, abbraccio, lieta confidenza amicale di una sera precisa, un giro in tram fra strade brulicanti, il bordo di un bicchiere appena lasciato dalle labbra. Tracce consegnate a un vento di sillabe postere, dolci fotocopie di un lontano originale. Ma tutto respira ancora come un adesso mai sfiorito. Agisce così nella memoria l'orma di un qualcosa che in apparenza scivola innocuo o indistinto, e che invece si fissa nella mente come un brillio segreto che non avrà mai spiegazione. Parlando di un suo amico che vendeva crêpes di notte in Boulevard Saint Michel, Berger ci narra "del protratto sforzo di crescere, di sopravvivere, dire di no". Di un altro amico, un pittore senza molto talento. dice: "Accettare una fatalità che è anche una felicità. Osservare irriflessivamente. Sì, seguire senza chiedere perché. Ecco cosa fa di questi uomini un pò dei santi ed ecco perché la loro modestia è così priva di affettazione". Declinano così nel libro flussi di dolcezza istantanea, immagini curiose o strambe che dovrebbero più andare verso l'oblio che decidere un ricordo. E invece succede. Come la barbona che dà il latte col biberon "a un piccione mezzo pelato", o vedere "così vicina la Via Lattea che sembra una zanzariera", o notare la fierezza di una donna in bicicletta come quella di "una vagabonda che non ha bisogno di chiedere, ma di dare". Una cadenza interiore non priva poi di altissimi rimandi: da un verso di Elitis alla sommità riflessiva di Simone Weil, dal Salmo 139 a un enigmatico dipinto di Jack Yeates. Insomma, coriandoli negli armadi del passato, ma pesanti, odoranti d'intenso e nostri in ogni grammo di sentimento, pur a distanza di stagioni e stagioni, a lasciare che non tramonti mai un'impronta di bellezza "sugli esili rametti dell'identità". E' il modo in cui le ali dell'episodico, dell'irrisorio, la cicca gettata via che non nota nessuno, giocano nell'occhio e nei sensi di un poeta, diventando l'intero della sua vita.