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Fiori. Manuale di poesia per chi va a piedi - Peter Waterhouse - copertina
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Fiori. Manuale di poesia per chi va a piedi - Peter Waterhouse - copertina

Descrizione


Buongiorno arte: si comincia così. Perché? Salutando restano visibili i passaggi.Il fondamento del saluto si chiama: esistono solo passaggi, il buono del mondo è un solo dire: buongiorno, e venite di qua, che siete cose

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Dettagli

2001
11 marzo 2001
228 p.
9788860363961

Voce della critica

Edizione rivista e ampliata del Fiori del 1998, il volume pubblicato da Donzelli, a cura di Camilla Miglio, conferma come nei testi del poeta anglo-austriaco Peter Waterhouse si dissolva il confine che separa il soggetto dal mondo, la parola dal paesaggio, la lingua da un'altra lingua. Non è però una dissoluzione (un soluere,scomparire), bensì una dissolvenza: si tratta, come in ambito cinematografico, della creazione di uno sfumato che mette in reciproca relazione due immagini, ambiti, linguaggi un tempo separati. In Waterhouse il confine non scompare: si amplia fino a diventare un luogo in cui si può abitare o, come scrive la curatrice, "andare a piedi". È uno spazio di mediazione, di parentela, di "innesto". La costituzione di questo "passaggio di genesi", per usare un'espressione dello stesso Waterhouse, è forse la costante più marcata di un autore che si muove liberamente tra poesia, prosa, critica e traduzione.
"Donna mi / passa accanto / così ho due occhi in più / e gonna rossa / e borsa dei documenti / e una via di uffici a Vienna // (…) / Mi guardo la mano / è nuova / mi ci voglio abituare / cinque dita erano ieri / oggi cinque nuove / nuove come nove / o neuf / o nine come nein. // And you / comme oui / o tu o io o ti ho / tu ci vai e you e ja / guest e gesto ospitale, and I'm guessing" (Avere un'aria da poliziotto): bastano pochi versi per capire come per Waterhouse lo sfumare del soggetto nella realtà sia parallelo e consustanziale alla dissolvenza incrociata tra lingue, che spesso prende spunto dalla materia fonica dei significanti. In Waterhouse, inoltre, la dissolvenza può aprire un'intercapedine all'interno di quella che un tempo era considerata un'unità: il corpo non si riconosce più in se stesso, "la mano / è nuova". Nel fuori fuoco l'oggetto è presente assieme alle proprie ombre: non è più unico e definito, ha subito una frattura interna. Tutto questo però non è mai divertissement postmoderno, bensì riflessione metalinguistica ed esperienza conoscitiva. La dissolvenza è lo zoom all'indietro con il quale il poeta prende le distanze dalla realtà per poterla meglio comprendere:"Se ci ritiriamo nella distanza / arriviamo a intendere il silenzio e la simultaneità. / (…) / Ci ritiriamo completamente dall'inizio verso il mondo. Ora / arriviamo nel campo del significato estremo. Era tanto tempo fa. Ora / siamo noi l'amata lontana" (All'amata lontana).
Allo stesso modo la prassi traduttiva di Waterhouse – che ha volto in tedesco Zanzotto, Biagio Marin, Gerald Manley Hopkins – si basa su un amor de lohn fra testo e testo a fronte. La traduzione è "corretta ed errata" soprattutto se non si parla la lingua dell'originale; non è intesa come "corrispondenza o equiparazione, come il felice epilogo di una traversata marittima, ma come fruttuosa perdita e naufragio". Anche la stessa poesia di Waterhouse si rivela particolarmente aperta a un simile approccio, come dimostrano le traduzioni di Camilla Miglio. "Vier Bäume renovieren die Welt" diventa "nove alberi rinnovano il mondo": nell'originale il suono di vier, quattro, si rinnova in renovieren così come in italiano nove in rinnovare. La versione italiana riesce inoltre a traslare il processo di risemantizzazione dei toponimi, che per Waterhouse sono il segno della coincidenza tra lingua e paesaggio. I toponimi strappati alla loro mera valenza geografica per diventare materia fonica e le parole spostate al di là delle frontiere della loro lingua originale non sono mai in esilio: al contrario, in Waterhouse acquisiscono una doppia (o molteplice) cittadinanza che li trasforma in spazio di mediazione.
Irene Fantappiè

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