Il fiore di un solo giorno

Il fiore di un solo giorno non è soltanto il titolo del libro – da leggere nella quiete dei giorni – di Sara Evangelista. È davvero un fiore che, come spiega l’autrice, d’origine indiana e della durata di un solo giorno “perché alla sera già t’adombri/ portando nel bagaglio solo/ l’amore che ti è necessario”. Spesso i titoli dei libri di poesia fungono da centro propulsivo, da motore che fa funzionare l’intero meccanismo dei singoli componimenti inseriti nell’opera. In questo caso parlare di motore sarebbe riduttivo e il “Fiore di un solo giorno” rappresenta l’immagine estrema che la poetessa offre di se stessa, quella che lei è e non è. All’interno delle singole poesie, se i lettori avranno pazienza di leggere con la necessaria attenzione, si potrà trovare quantomeno l’ombra di questo fiore che dura un giorno, l’essenziale. Evangelista infatti, fa della poesia il luogo dell’essenzialità, dove alberga il tesoro più caro e vero. Soprattutto l’esperienza del dolore, la solitudine di quel fiore solo può essere sfiorato alla lettura. Anche questo libro è un invito per l’uomo odierno a guardarsi dagli inutili schiamazzi, dalle inutili parole. Un libro che grida un dolore che non può essere ridotto alla sfera di una singola persona, ma deve essere esteso all’intera umanità.