Fiore di cadavere

comprato per caso, letto in poco tempo ma alla fine non mi ha convinto del tutto, manca quella scintilla che ti fa dire:"eh però..."

Fiore di cadavere è un thriller che ha fatto parlare molto di sé in Danimarca, con il quale Anne Hancock nel 2018 viene nominata autrice dell'anno. Di meriti ne ha tanti: scorrevole al punto giusto, con personaggi ben calibrati e una tensione crescente che non riesci a staccarti dalle pagine. Be', non è poco, no? La storia viene narrata attraverso tre personaggi: 1 Heloise è una giornalista tenace che viene però da una brutta esperienza, il suo scoop si era rilevato una bufala che ha messo in crisi il giornale e la vita lavorativa. Un giorno riceve delle enigmatiche lettere firmate da un'assassina ricercata da 3 anni, dopo che aveva ucciso un noto avvocato. I messaggi contengono informazioni sul passato di Heloise che nessuno dovrebbe conoscere. La giornalista sarà costretta a tuffarsi in mondo pericoloso per scoprire cosa lega lei con il killer. E cos'è il fiore cadavere di cui parla? 2 Shafer è l'ispettore di polizia che si era occupato del caso anni prima, e sarà costretto a riaprire il caso e mettersi sulle tracce del killer, il quale lo spingerà nelle fandezze dell'alta società. 3 Anne è l'assassina che anni prima si era data alla fuga scomparendo nel nulla. Lei dice di non essere colpevole, anche se le prove contro di lei sono schiaccianti: telecamera che la riprende, DNA e impronte sull'arma del delitto. Il romanzo regge bene per tutte le 370 pagine, ogni casella è incastrata al punto giusto, la tensione cresce pagina dopo pagina, finché il vaso di Pandora non si scoperchia, e arrivare a un finale che è ben fatto, ma alla fine, forse, è quello che ti aspetti. Avrei preferito un colpo di scena più forte, ma comunque il romanzo merita appieno di essere letto.