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Recensioni Fine van Brooklyn

Fine van Brooklyn di Mika Waltari
Recensioni: 5/5
«Fine van Brooklin» è la storia di una passione, ma raccontata ad anni di distanza, quando le ferite sono rimarginate e il rancore è svanito. Il tempo ha fatto il suo corso e la vita è andata avanti, eppure nasce a un tratto il bisogno di parlarne, di liberarsene, perchè la storia è ancora lì, calcificata nell'anima, come tutti i nostri errori, le nostre delusioni, i nostri dolori, dice Waltari, che avvolgiamo in strati di oblio, per renderli inoffensivi al nostro equilibrio quotidiano. Ed è solo con autoironia che si può parlarne: nel giovane studente nordico che arriva a Parigi con la sua rigida educazione luterana e le timidezze dell'intellettuale inesperto davanti alle tentazioni del vivere, l'autore si diverte a dipingere uno scherzoso autoritratto, con la capacità di prendersi in giro maturata col successo, ma anche con la nostalgia della giovinezza, dei suoi entusiasmi, della sua risibile, ma invidiata ingenuità. Se il senso di libertà goduto a Parigi comincia a mettere in forse la severa condotta dello studioso, sarà a Carnac, dov'è partito per una breve vacanza, che si lascerà perdutamente travolgere dallo scompiglio della passione. Sullo sfondo inquietante e onirico dei monumenti megalitici, l'apparizione della bella Fine van Brooklyn segna il crollo di ogni resistenza, il risveglio dei sensi, la scoperta di pulsioni che lo rendono sconosciuto a se stesso e recalcitrante a ogni ragionevolezza. Volubile e capricciosa, conscia del suo fascino conturbante, l'avvenente ragazza si diverte al gioco della provocazione, indifferente ai sentimenti, sfuggente e inafferrabile come quelle creature seducenti e fatali che popolano le leggende bretoni, dal cui sortilegio ci si può salvare solo con la fuga. Ma ancora anni dopo, sotto la leggerezza di tono dello scrittore arrivato che guarda ironico le sconfitte del passato, trapela l'intensità dell'emozione, la malinconia e il rimpianto, dopo un'esistenza passata sui libri, al riparo delle biblioteche, per quell'unico momento di vita amata e vissuta.)
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