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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Uno dei testi più citati e meno letti della storia della filosofia politica. Un classico profetico. Oggi più attuale che mai
«Il primo libro che coglie appieno i mutamenti destinati a dilagare in tutto il mondo. Un vero capolavoro» - George Gilder, The Washington Post
«Un'affascinante cornice storico-filosofica in cui leggere il ventunesimo secolo» - Tom Wolfe
Fin dalla sua prima apparizione nel 1992, "La fine della storia e l'ultimo uomo" ha infiammato il dibattito pubblico. Prendendo spunto da questo libro diventato immediatamente incandescente (o, forse, solo dal suo titolo provocatorio), si interpretava l'attualità: la caduta del muro di Berlino aveva davvero posto fine allo scontro ideologico decretando la definitiva vittoria delle democrazie liberali? La direzione su cui procedeva la Storia umana era ormai canalizzata e irreversibile? Per decenni, giornalisti, storici e politologi hanno gareggiato nel fornire prove che confutassero questa tesi. Da un colpo di stato in Perù a una fase transitoria di stagnazione economica mondiale, fino agli attentati dell'11 settembre 2001, decine di esempi sembrarono smentire le argomentazioni di Fukuyama. Credendo di contestare l'idea di fondo del libro, in molti lo hanno citato e criticato, anche se forse solo in pochi lo avevano letto e compreso appieno. Perché in questo volume, rimasto nei decenni come un classico del pensiero politico, Fukuyama non si limita ad analizzare la fine dei regimi autoritari che devastarono il ventesimo secolo, ma tenta di delineare i nuovi, possibili pericoli che in futuro avrebbero minacciato la stabilità dell'ordine democratico. Nazionalismo e sovranismo, fondamentalismo religioso e progresso scientifico avrebbero messo l'ultimo uomo di fronte a una nuova sfida, non più legata all'assetto economico sociale scelto dalle istituzioni, ma a un ben più profondo bisogno di riconoscimento identitario. Un'idea visionaria. Una sfida a cui, a quasi trent'anni di distanza, tutti i governi liberali sembrano non aver ancora trovato una soluzione. «Confrontarsi con La fine della storia» infatti, sottolinea Gianfranco Pasquino nella nuova prefazione, «obbliga a riflessioni approfondite che sentiamo, oggi più di ieri, indispensabili, urgenti, feconde.» Con e-book scaricabile fino al 30 giugno 2020.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Scritto molto bene e anche la storia è molto interessante
Ho letto questo saggio appena pubblicato, sull'onda del crollo dell'URSS, quindi qualche annetto fa. Fin dal principio mi e' sembrato talmente fallace e farcito di sciocchezze e errori di interpretazione storica che trovo stupefacente che venga ancora ristampato o che l'autore abbia avuto il coraggio di pubblicare sltri saggi.
Fukuyama , è un liberale di orientamento filosofico , hegeliano . La sua idea di fondo , esposta nel libro , è che l'evoluzione della storia , l'avvicendarsi di varie forme di Istituzioni e di governo , sia giunta con la democrazia liberale , al suo approdo finale , intendendo con ciò , la fine della lotta tra "Padrone e Schiavo " , che costantemente ha caratterizzato l'evoluzione storica delle società e delle istituzioni politiche che si sono succedute dagli albori dell'umanità sino ai nostri giorni . Le moderne democrazie liberali con il loro sistema di tutela delle libertà personali e dei diritti , garantirebbero quindi ad ogni cittadino il "riconoscimento " , lasciando ad esso anche la libertà di realizzare , secondo le capacità , le proprie aspirazioni . Quelle parti del mondo dove regnano dittature e teocrazie , presto o tardi , finiranno per assumere le medesime istituzioni dell'occidente democratico . In sintesi questa è la tesi di Fukuyama . Ma se penso a determinate problematiche quali , gli effetti destabilizzanti della globalizzazione e le conseguenti difficoltà di coesione sociale , che in tutto l'Occidente sono riscontrabili , è lecito nutrire alcuni dubbi circa il concetto di Fine della Storia . Detto ciò , penso che il libro sia scritto molto bene e offra molti spunti di riflessione .
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