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Un filosofo al cinema
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Un filosofo al cinema - Umberto Curi - copertina
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filosofo al cinema

Descrizione


Curi intende dimostrare come il cinema riesca nella straordinaria impresa di rendere visibile l'intellegibile, di tradurre cioè il pensiero in immagini. Il cinema, o meglio i film sono testi ricchi di significato, di motivi filosofici e sono l'oggetto proprio del libro. Non, quindi, una aporetica teoria del cinema, o un'ennesima teoria estetica su ciò che è bello e ciò che è brutto. Vengono analizzati una ventina di film comparsi nell'ultimo triennio per saggiare in quali forme e con quali esiti la produzione cinematografica corrisponda ai grandi interrogativi di oggi. Il volume è organizzato per temi: la figura dello straniero; il rapporto amore-morte; l'ambivalenza della violenza; l'enigma del tempo.
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Dettagli

2006
Tascabile
8 febbraio 2006
200 p., Brossura
9788845256042

Voce della critica

è un fatto evidente che da qualche anno si moltiplicano le pubblicazioni aventi per argomento i rapporti tra cinema e filosofia. Il fenomeno non ha alla sua origine un'improvvisa e tardiva scoperta del cinema da parte dei filosofi i quali soltanto ora avrebbero preso a valutare sub specie philosophica i film visti al cinema inizialmente magari soltanto per distrarsi. Al contrario i filosofi hanno dimostrato da sempre un interesse per nulla superficiale nei confronti del cinema basti pensare a Galvano della Volpe che era un assiduo frequentatore delle sale cinematografiche (e al quale il particolare di aver elaborato alcuni criteri di estetica filmica ancora oggi fondamentali non riduceva per nulla quel piacere di vedere i film da cui è mosso ogni comune spettatore).

Il fenomeno in realtà va ricondotto a una strategia editoriale che cavalca le analisi cosiddette “interdisciplinari” alla scoperta di sempre nuovi intrecci fra materie all'apparenza lontane tra di loro. è proprio in questa prospettiva che la voce “cinema e filosofia” rivela il suo carattere di mera tautologia linguistica. Infatti se appare lecito parlare ad esempio di “cinema e letteratura” in vista di un'analisi storica o critica tra due linguaggi artistici dal diverso statuto semantico appare invece non pertinente il titolo “cinema e filosofia”. Più esatto sarebbe usare la locuzione “cinema-filosofia” (o tanto per dire “filmsofia”) e questo per sottolineare la sostanziale identità esistente tra i due ambiti dal momento che il cinema esprime pur sempre un pensiero quale che esso sia.

Il merito principale di quest'ultimo saggio uscito sull'argomento consiste nell'aver chiarito i termini del rapporto tra cinema e filosofia e nell'aver preferito la chiave della “conversazione” a quella della schedatura notarile o faticosamente didattica da altri utilizzata (con a fianco di ogni titolo di film il nome del filosofo che lo avrebbe ispirato tipo L'attimo fuggente ed Epicuro e altre simili amenità). Quello che fa Curi è invece un percorso opposto caratterizzato dal “lavorare” i film da lui visti avendo sullo sfondo principi o teorie che si ritrovano nelle pagine dei filosofi vecchi e nuovi. Come quando ad esempio legge Il fiore del male di Chabrol alla luce della distinzione presente nella filosofia greca tra il tempo inteso come chrònos e il tempo inteso come aiòn il primo quello che indica successione il secondo quello immobile e in tal modo ci fa gustare anche meglio il film a prescindere dalle eventuali intenzioni “filosofiche” del suo autore. Oppure come quando ricorre a un frammento di Eraclito e una frase di Nietzsche per commentare il senso di L'uomo del treno di Leconte che concerne il come sia possibile “vivendo la vita di un altro diventare ciò che si è”.

Così la filosofia aiuta a capire i film ma anche i film aiutano a capire la filosofia. E questo perché come ricorda l'autore nella postfazione la cultura è sempre unitaria e vive di una dinamica circolare che vede coesistere manifestazioni diverse (alte o basse che siano) tutte convergenti a tentare di rispondere agli eterni perché dell'esistenza. Su questo piano Mystic river può farci meglio comprendere Bernardo di Chiaravalle e viceversa e Un film parlato la distinzione platonica tra mythos e logos e viceversa. Meglio ancora se a farci cogliere i richiami spesso involontari c'è un suggeritore affabile e non supponente come il filosofo che ama il cinema Curi.


Angelo Moscariello

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Conosci l'autore

Umberto Curi

1941, Verona

Filosofo italiano, è professore emerito di Storia della filosofia presso l'Università degli Studi di Padova e docente presso la facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha insegnato anche alla facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed è stato visiting professor presso la University of California (Los Angeles) e la Boston University. Ha diretto per oltre vent’anni la Fondazione culturale “Istituto Gramsci Veneto” ed è stato anche per un decennio membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia. Ha vinto l'edizione 2010 del Praemium Classicum Clavarense. Tra i suoi saggi: Il farmaco della democrazia. Alle radici della politica (2003),...

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