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La filosofia heideggeriana non lascia indifferenti. Perché? Felix Duque, a partire dagli “umori” che suscita nel lettore l’opera di Heidegger, indaga la sua teoria delle Stimmungen, sottolineando la disseminazione dispersiva delle tonalità emotive e il raccoglimento delle passioni come l’odio e l’amore, descrivendo i passaggi dal poter-essere al volere, lasciando vibrare l’eco della voce (Stimme) dell’essere che apre l’esserci alla tonalità emotiva fondamentale. Pensando la nostra epoca come mala tempora dell’umanismo, l’autore discute il darsi dell’uomo come “pastore” dell’essere e evidenzia il ruolo fondamentale del pensiero heideggeriano nelle concezioni che si attengono alla finitezza dell’uomo e che insistono sui limiti dell’intervento umano sulla terra. Si confronta per questo con un erede di Heidegger come Sloterdijk e con la sua concezione dell’Homötechnik.
Felix Duque insegna all’Universidad Autónoma de Madrid, studioso dell’idealismo e del romanticismo tedesco, si è interessato dei temi della modernità, della filosofia della tecnica e della cultura religiosa. Le sue pubblicazioni in italiano: Il fiore nero (1995), Genî Dee e Guardiani (1996), Terrore oltre il postmoderno (2006), La fresca rovina della terra (2007), Abitare la terra (2007). Il tema delle Stimmungen è presente in tutta la sua opera, indichiamo qui però alcuni articoli in italiano più vicini all’argomento: I rifiuti del desiderio (“Iride”, 1998/3), La contrada dello straniero (“aut aut”, 1992/248-249), La fine della metafisica e il compito di Internet, (“Iride” 2001/32), Il dolore infinito. Schopenhauer, Hegel, Hölderlin (“Il Pensiero”, 2003/1-2).
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