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Filosofia della crisi ecologica - Vittorio Hösle - copertina
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Filosofia della crisi ecologica - Vittorio Hösle - copertina

Descrizione


Che cosa ha a che fare la filosofia con i problemi ecologici ? Non è forse meglio che parlino la chimica, la biologia, la geografia, l’ingegneria oppure la sociologia e la politologia? L’incombere della catastrofe ecologica provoca reazioni di rassegnazione o di cinico edonismo e trova le sue radici nella frammentazione del sapere e delle sue tecniche che sta anche alla base della crisi filosofica attuale. Il compito della folosofia appare allora quello di somandarsi come l’uomo sia potuto arrivare a minacciare l’intero pianeta e che senso abbia, in questa prospettiva, l’idea tradizionale di progresso. Ma non solo: la folosofia deve individuare nuovi valori e categorie per reimpostare il rapporto uomo – natura in modo da formare esseri umani in grado di affrontare la crisi. Ecologia è, letteralmente, dottrina della casa. Ma oltre la dimora materiale, la Terra, è necessario ricostriure anche la dimora spirituale (e con essa una nuova idea di politica) che garantirà la sopravvivenza della casa planetaria.

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Dettagli

1992
1 gennaio 1997
VIII-171 p.
9788806128630

Voce della critica


scheda di Dellavalle, S., L'Indice 1993, n. 1

Se la crisi ecologica è la sciagura più grave che incombe sull'umanità, se l'ora X della crisi ambientale sta per scoccare - o è già scoccata e noi non ce ne siamo ancora accorti -, allora è compito specifico di tutti tentare di correre ai ripari; compito specifico del filosofo, sostiene Hösle nell'affrontare il problema ambientale, sarà elaborare una filosofia della crisi ecologica valida a livello teorico e efficace sul piano pratico. Dopo i secoli dominati, in successione, dai paradigmi religioso, nazionale ed economico - e qui l'autore riprende esplicitamente Carl Schmitt - è ora indispensabile che l'ecologia diventi il punto di riferimento principale della ragion pratica, insomma che l'ecologia si imponga come "nuovo paradigma della politica ". Tale è la premessa che fa da sfondo alle tesi esposte dal giovane filosofo (Milano 1960) italotedesco Vittorio Hösle in questo volumetto che raccoglie le lezioni tenute nell'aprile del 1990 a Mosca presso l'Istituto di filosofia dell'Accademia delle scienze dell'allora ancora esistente Urss. Ma quale filosofia ha più chances di riuscire in questa impresa quasi disperata? A tale proposito Hösle, ripetendo una tesi già formulata nel suo libro precedente ("Die Krise der Gegenwart und die Verantwortung der Philosophie", Beck, München 1990), risponde che solo una filosofia neoidealista è in grado di assicurare il superamento della contrapposizione tra uomo e natura - nella quale ricade anche la concezione morale di Kant -, senza per questo cadere nell'eccesso opposto, ossia nella negazione neoaristotelica della libertà del soggetto e insieme di contribuire efficacemente alla soluzione della crisi ecologica incombente. Il principio idealistico su cui si fonda il nuovo paradigma ecologico parte dall'assunto che pensiero, natura, mondo sociopolitico e ogni altra manifestazione dello spirito umano non siano che espressioni di un unico assoluto, al contempo soggettivo e oggettivo, il quale si articola nei vari stadi del suo sviluppo; alla concezione classica dell'idealismo Hösle apporta però la variante dell'inserimento dell'intersoggettività, con la quale si supererebbe il limite del soggettivismo hegeliano.
L'autore arricchisce le sue tesi di fondo con numerosi corollari, in cui un breve ma brillante excursus sulla storia filosofica del concetto di natura. In sede politica, il paradigma ecologico impone la preferenza per lo "stato etico ", il che peraltro non porta con sé la fine della democrazia, bensì, molto più cautamente, una sua riforma istituzionale, la quale introduca per l'ambiente le stesse clausole di garanzie che tutelano, ad esempio, il dettato costituzionale o le minoranze. Non meno cauti sono i correttivi proposti da Hösle per il sistema economico: essi si riducono infatti, in ultima istanza, alla nota richiesta di imporre tariffe adeguate per i beni ambientali. La prudenza dimostrata dall'autore nell'elaborare proposte concrete appare qui come altrove in netto contrasto con la radicalità del presupposto di partenza.
Tanto più stona il contrasto tra prudenza pratica e radicalità teorica quanto più Hösle, 'enfant prodige' della filosofia, autore di precoci e imponenti saggi sul pensiero classico, affronta la fondazione della sua filosofia ecologica con un insolito tono profetico tipico di chi presume di possedere la verità e decide di elargirla all'uditorio accompagnandola con buoni consigli, tono che stride alquanto col più recente andamento della filosofia contemporanea, avvezza a non più appoggiarsi a pilastri fondativi quali "verità", "metodo" o "oggettività". Hösle ha certamente coraggio nell'andare contro corrente e nel cercare convalide per esempio in Hans Jonas, autore tanto affascinante quanto ambiguo nell'appoggiare la sua etica della responsabilità su postulati non proprio limpidamente democratici. Resta da vedere se l'etica di Hösle, idealista, assoluta e necessaria, col tremendo rischio di dogmatismo che l'accompagna, risulti da una parte davvero teoricamente e praticamente fondata, dall'altra, superiore alle tesi dell'etica discorsiva, che va alla ricerca di regole universali pur riconoscendo la finitezza del soggetto morale, o addirittura di quelle dell'etica retorica, che sposta il centro di gravità dalle categorie di verità e di dimostrazione a quelle di giustificazione e di ragionevolezza.

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