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Filosofando con Harry Potter. Corpo a corpo con la morte
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Filosofando con Harry Potter. Corpo a corpo con la morte - Laura Anna Macor - copertina
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Filosofando con Harry Potter. Corpo a corpo con la morte

Descrizione


Fenomeno pop di entità globale, in poco più di un decennio la saga di Harry Potter ha scalato le vette delle classifiche letterarie e cinematografiche di tutto il mondo, diventando uno dei prodotti di punta dell'entertainment industry. Gadget, videogiochi, perfino un intero parco a tema sono stati dedicati alle vicende del maghetto inglese dalla cicatrice a forma di saetta. Niente di strano, apparentemente. In fondo, rifugiarsi nella fiction sembra quasi la ricetta dei nostri tempi, e tanto meglio se, come nel caso dei romanzi della Rowling, anche la coscienza riceve il suo contentino. Ma allora, si tratta solo di un fortunato mix in cui la seduzione dell'evasione funziona al tempo stesso come anestetico morale? Di una sorta di esperimento onirico guidato in cui la colpa del divertissement viene lavata dalla partecipazione emotiva? Evidentemente no. Al di sotto del meccanismo socio-psicologico che ha sicuramente presieduto al boom mediatico pulsa il cuore di una verità autenticamente umana, del tutto slegata dal momento fittizio della narrazione e dalle infinite possibilità che esso sembra offrire. Una verità che dorme sotto le ceneri dei duelli magici per esplodere lucente nella catastrofe finale... Memento mori. L'intera vicenda è infatti una lunga meditazione sulla morte. Di volta in volta presentata come scandalo e ignominia, o come una vecchia amica con cui rapportarsi da pari a pari, la Morte è la vera co-protagonista di tutta la saga.
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Dettagli

2011
1 giugno 2011
138 p., Brossura
9788857507217

Valutazioni e recensioni

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La fenice non sarebbe immortale se non sapesse sopportare il peso di farsi sempre e di nuovo attraversare dalla morte. L'autrice, studiosa di Fichte, applica con stile brillante e mai banale l'insegnamento dell'idealismo classico alla splendida saga di Harry Potter. Una eccezione alla regola: un testo che mette assieme filosofia e cultura pop senza fare disastri!

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Matteo
Recensioni: 5/5

Insieme al volume di S. Regazzoni, "La filosofia di Harry Potter" (Ponte alle Grazie 2017, 2a ed.), quello di L.A. Macor è uno dei migliori saggi di lingua italiana dedicato alla saga potteriana. Con l'identificazione di suggestivi legami tra le "Fiabe di Beda il Bardo" (di importanza cruciale, ma non esclusiva è il racconto dei "Tre fratelli", già contenuto nell'ultimo romanzo) e i volumi della saga, l'intera vicenda viene letta in maniera convincente come una constante riflessione di J.K. Rowling sulla morte, un limite con cui ciascun personaggio si trova a misurare le proprie scelte. Alcuni cercano di evitarla in ogni modo, macchiandosi così delle scelte più orribili che ledono la propria e, soprattutto, altrui dignità; altri invece maturano lentamente (e spesso dolorosamente) una consapevolezza diversa: solo l'accettazione della finitudine umana permette il riconoscimento dei valori più alti che durante l'esistenza meritano di essere perseguiti e difesi, se necessario anche affrontando con coraggio un "corpo a corpo con la morte".

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Voce della critica

  Vincere la morte è la più arcaica delle prove. E circoscriverla nei suoi limiti è fra i più antichi esercizi della nostra cultura. La magia oltrepassa questo confine che invece la religione e la filosofia mantengono saldo. Se Hegel ci invita, nella Fenomenologia dello spirito, a "tener fermo il mortuum", ecco che, in questo modo, ci viene additata una barriera invalicabile. Che è anche la condizione di possibilità per pensare ogni oggettivazione possibile. Separare in modo netto il mondo dei vivi da quello dei defunti consente di eliminare transiti pericolosi, e di guardare a ciò che è morto come a ciò che, andando incontro alla propria fine, è divenuto definitivo, che è dunque possibile osservare come un reperto, che è lecito sezionare senza remore morali. Tuttavia l'orrore e la fascinazione nei confronti del revenant continuano a ossessionare l'immaginario tardo-moderno, come ci ricorda anche Laura Anna Macor in questo suo ultimo libro, pubblicato da Mimesis nella collana "Il caffè dei filosofi". In un affascinante percorso all'interno della saga del piccolo mago, Macor ci mostra che al fondo sussiste un motivo unitario. Ed è proprio il confronto con la morte. "La Morte − afferma l'autrice − è a ben vedere il personaggio più nominato dell'intera saga e senza dubbio quello che determina in maniera decisiva l'evolversi della vicenda. (…) La morte compare sin dal primo capitolo del primo romanzo, intitolato per l'appunto Il bambino sopravvissuto, e guadagna via via, nel corso di sette anni e di altrettanti volumi, uno spazio sempre maggiore, prima apparentemente caratterizzato da una normale e a tratti banale lotta tra bene e male, poi disegnato in maniera sempre più raffinata come il luogo di uno scontro interiore, più che esteriore e carnale". Nel confronto tra Harry, che riconosce il limite, e il Mago Oscuro Voldemort, che lo rifiuta, si delinea dunque il cuore pulsante di tutta la vicenda. Una singolare ma efficacissima meditatio mortis eleva così la saga di Harry Potter oltre i limiti del genere fantasy. Giustamente Macor ci rammenta che l'immenso successo che ha fatto del personaggio di Joanne Rowling un vero e proprio classico è quella di avvicinarci a problemi universalmente umani, come è per l'appunto e forse, sopra ogni altro, il mistero della morte. L'autrice rileva così come le vicende di Harry Potter potranno forse un giorno proporsi nelle nostre biblioteche non soltanto accanto a quelle di Alice o al Signore degli Anelli, ma anche accanto a Eschilo e Platone, Ovidio e Heidegger. Verrebbe tuttavia, quasi certamente d'accordo con Macor, da aggiungere qualcosa. Non solo è legittimo superare i confini tra high and low e avvicinare, sia pure con tutte le cautele del caso, il Fedone a Harry Potter. Ma è necessario anche enfatizzare le peculiarità di Harry Potter, in quanto fenomeno cospicuo della mass art, nel confronto con la tradizione filosofica e letteraria classica. Va cioè ricordato quanto tutti in fondo sappiamo. Che la magia infrange l'interdetto che costringe la vita e la morte su due versanti opposti e invalicabili. Riapre i confini tra i due mondi, e ci rinvia così a un terrore primordiale tuttavia sempre presente anche nelle società occidentali tardo-moderne. E ci fa così riflettere nuovamente su questo limite in tutto il suo significato inquietante e tutt'altro che scontato, quantomeno nei recessi della nostra anima. Federico Vercellone

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