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Filmare l'anima. Il cinema di Peter Weir - Massimo Benvegnù - copertina
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2002
22 maggio 2002
200 p., ill. , Brossura
9788887011067

Voce della critica


scheda di Principe, M., L'Indice 1998, n. 6

Attivo a Hollywood fin dall'inizio degli anni ottanta ma fortemente legato alla sua terra d'origine, autore a tutti gli effetti, ma sensibile alla sfida del film di genere, Peter Weir richiamò per la prima volta l'attenzione del mondo intero sul cinema australiano grazie all'enorme successo di "Picnic ad Hanging Rock" nel 1975. E proprio attorno alla polarità autorialità-mestiere presente nell'opera di Weir si muove il saggio di Benvegnù, che per la prima volta in Italia ripercorre l'intera carriera del regista australiano, affiancando alla propria indagine numerose riflessioni del regista stesso. La ricchezza del libro consiste, infatti, nell'ampio spazio concesso alle dichiarazioni di poetica di Weir e alle testimonianze di collaboratori come il produttore Jim McElroy. Dopo una breve panoramica sulla storia della cinematografia degli antipodi, l'autore si sofferma, film per film, sui punti forti dell'opera weiriana, individuandone la tensione tra esigenze contrapposte, come il bisogno di dichiararsi australiano e l'attrazione per Hollywood, la "purezza" espressiva degli esordi e il fascino (talvolta la necessità) dell'essere "mainstream" e "popolare"; l'insofferenza nei confronti dei media e il desiderio dell'applauso; lo "star system" e l'amore per la cultura aborigena e per i suoi attori che, come i bambini, sono in grado di non frapporre barriere tra sé e la macchina da presa, lasciandosi, così, "filmare l'anima". Il saggio è corredato da una ricca bibliografia e da una filmografia che comprende l'ultimo lavoro di Weir, la cui uscita nelle sale è prevista per il 1998.

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