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Il film del secolo - Rossana Rossanda,Mariuccia Ciotta,Roberto Silvestri - copertina
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Il film del secolo - Rossana Rossanda,Mariuccia Ciotta,Roberto Silvestri - copertina

Descrizione


Questo libro è il "racconto per immagini" degli ultimi cent'anni, l'epoca del cinema, attraverso una conversazione a tre, Rossana Rossanda, Mariuccia Ciotta e Roberto Silvestri che hanno condiviso per lunghi anni le pagine del "Manifesto". Confronto/scontro di sguardi e biografie diversi, queste pagine intrecciano memorie all'opera e la storia del grande schermo nel suo specchiarsi con la realtà e nel prendere parte ai grandi conflitti. "To shoot", sparare, non è forse anche il linguaggio del cinema? Il risultato è quasi un film, non conciliante, aperto, dove il flashback diventa il presente e mette a fuoco questioni irrisolte, politiche ed estetiche. Avanguardie e pop, classici e Nouvelle Vague, autori e generi, dark ladies e "fidanzatine", divi e Actors Studio, Hollywood ed Europa, film trascendenti e guerre stellari, estremo oriente e Cuba, parole e visioni, documentario e fiction, fino allo smaterializzarsi dell'immagine analogica. Il cinema come pensiero motore, fiancheggiatore critico del mondo, capace a volte di riconfigurare il sensibile e di vedere al di là del tempo, sempre a caccia di rivoluzioni possibili.
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Dettagli

2013
20 novembre 2013
X-341 p., Brossura
9788845268212

Voce della critica

    Non sempre la lettura di un libro offre l'occasione di togliersi, come si dice con frusta metafora, i sassolini dalle scarpe. Ma è quello che capiterà alla sottoscritta alla fine della lettura del libro di Rossana Rossanda. Un librone affrontato con timor panico. Perché, per raccontare il film e i film di un secolo si sono messi insieme non solo i due critici cinematografici del "Manifesto", che hanno il compito di porre domande, di stimolare risposte, di animare il dibattito e collegare con la loro sapienza cinefila i momenti di questa conversazione a tre, quando la tensione della conversazione scende . Ma è scesa in campo Rossana Rossanda, la ragazza del secolo scorso, una donna di tagliente intelligenza e di vasta cultura, per fortuna, aggiungerei, non cinefila, non nel senso comune del termine, comunque, non nel senso della parola che indica qualcuno per cui il cinema rappresenti nella vita un riferimento costante e centrale. Dico per fortuna perché l'approccio di Rossanda ai temi cinematografici che via via le vengono proposti dai due amici e colleghi è disinvolto e pragmatico. Se certe cose non le ho viste o non le ricordo, dice Rossanda, forse non ne valeva la pena. Quello che sta a cuore a Rossanda è il secolo più che il cinema, o il cinema, "arte obliquamente politica", come dice acutamente Silvestri, in quanto strumento per guardare al secolo. Niente da spartire con l'autoreferenziale cinefilia dove nulla si crea e nulla di distrugge, dove Harry pioggia di sangue (grazie Nanni Moretti per le tue proteste) nel cielo infinito della voracità cinefila vale quanto Billy Wilder (che per altro Rossanda invita a non enfatizzare: "Wilder non era Wittgenstein". Be' no, ma in compenso si faceva capire molto bene). E se Rossanda è stata la grande intellettuale che in un momento storico altamente politico si è presa il compito, nel 1973 (la recensione possiamo leggerla in questo volume), di affrontare criticamente Sussurri e grida, con molte argomentate riserve, ora è anche pronta a rimettersi in discussione sullo stesso tema dello scontro tra natura e cultura, in base al principio che, se lo sfondo cambia, può cambiare anche il giudizio. In un conversazione a tre voci che ogni tanto finisce per sembrare uno scontro controllato dalla buona educazione e dal rispetto che i due critici portano alla grande intellettuale, apprendiamo (scelgo a caso in una vasta casistica) che Rossanda avrebbe voluto essere la Garbo di La regina Cristina, che il cinema di Ozu ci conduce al concetto di dignità in Giappone, che Il silenzio degli innocenti è (Silvestri dixit) un film sulla "vitalità cannibale" o sul "cannibale antisistemico", che Reds non è piaciuto a nessuno, che Guerre stellari non va a genio a Rossanda checché ne pensi Silvestri, che a Rossanda non è piaciuto The Artist, che i film di Lubitsch, secondo lei, "sono privi di ogni rispetto umano", anche se per la loro grazia li si può vedere una o due volte all'anno. Che Godard, sempre secondo Rossanda, ha fatto sì delle cose nuove" ma il suo cinema non mi cambia niente". Si azzuffano sull'idea di bellezza. Quando Rossanda ricorda certe storiche censure politiche Rai , Silvestri s'indigna perché la Rai non manda in onda in prima serata Il silenzio degli innocenti. Leni Riefenstahl non è molto apprezzata dai tre neanche come regista. Quando Silvestri parla di dieci anni di "potere dal basso" Rossanda gli chiede se vuol scherzare, e si lancia in un'analisi politica dei pochi anni del Movimento. A prova del potere del cinema come detonatore, ogni titolo porta a un oggetto di discussione correlato. E quando Ciotta parla del cinema che "il Manifesto" ha trattato sempre " con la stessa autorevolezza delle questioni operaie e delle lotte rivoluzionarie", Rossanda sbotta: "Perché con la stessa autorevolezza? La politica decide sulle vite, e con la fame o la guerra sulle morti". La cavalcata attraverso il secolo del cinema è avventurosa, controllata, sapiente. Le assenze sono interessanti quanto le presenze. Non ci sono Scorsese e Kubrick? Ci sono Elvio Fachinelli e Di Vittorio. Rossanda si muove con autorevole indipendenza dalle mode, Silvestri e Ciotta tendono fili e collegamenti parlando sempre come libri stampati, senza lasciarsi sfuggire l'occasione di attaccare i bersagli di sempre. Tra cui (e qui se ne va il primo sassolino) il rituale attacco, innescato da Rivette e da Serge Daney, e seguito acriticamente da molti, alla carrellata sulla mano di Emmanuelle Riva in Kapò, che, per inciso, carrellata non è, e non è sensazionalistica, ma il bersaglio di un critico (Daney) che si diverte a mettere slealmente sullo stesso piano Bambi e il film di Pontecorvo. E poi Cronenberg. Per avere a suo tempo criticato Crash chi scrive è diventata la reietta del web, la non cinefila per eccellenza, la poveraccia che non capisce il genio. Ed è una consolazione non da poco sentir dire a Rossanda che anche lei, come Moretti, come Luigi Pintor, trova "abominevole" David Cronenberg. Io non sono neanche così estrema, penso solo che Crash sia un film perverso e dannoso. Ma grazie davvero, Rossanda, da oggi mi sento meno sola.   Irene Bignardi    

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Conosci l'autore

Rossana Rossanda

1924, Pola

Rossana Rossanda, nata a Pola nel 1924, è giornalista e scrittrice. Allieva di Antonio Banfi, antifascista, ha partecipato alla Resistenza. Al termine della Seconda guerra mondiale, si iscrisse al Partito Comunista Italiano. In breve tempo, grazie anche alla sua profonda cultura, venne nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del PCI. Nel 1963 venne eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Nel 1969 fu radiata dal Pci perché esponente della sinistra critica. Ha fondato la rivista, e in seguito il quotidiano, «il manifesto», con cui ha collaborato fino al 2012.Tra le sue opere: Appuntamenti di fine secolo (ManifestoLibri 1995, con Pietro Ingrao), Brigate Rosse. Una storia italiana (Dalai editore 2002/Mondadori 2007, con Mario Moretti...

Mariuccia Ciotta

Mariuccia Ciotta giornalista e critico cinematografico, autrice di programmi radiotelevisivi, ha scritto saggi e libri su autori e generi del grande schermo. Tra le sue pubblicazioni: Walt Disney. Prima stella a sinistra, Da Hollywood a Cartoonia, Un marziano in tv, Rockpolitik, Il Ciotta-Silvestri, Il film del secolo. Ha diretto il quotidiano “il manifesto”. Nel 2018 esce Bambole ribelli (La nave di Teseo) scritto con Roberto Silvestri.

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