Figlio di un dio migliore

Avevo conosciuto la letteratura di Marco Antuzi leggendo la sua opera prima "Caretaker City", trovandolo però eccessivamente asciutto e poco adatto al pubblico femminile. Trovandomi tra le mani questo secondo romanzo breve ho iniziato a sfogliarlo in maniera un po' distratta e con qualche pregiudizio..pagina dopo pagina però mi sono accorta che stavo commettendo un errore e quindi ho ricominciato, molto più attenta a cogliere il sottotesto di ogni parola e mi sono ritrovata alla fine del libro quasi con le lacrime agli occhi. Antuzi ha cambiato stile e modus scrivendi sfornando un libro così lontano dal primo che sembrava quasi di stare leggendo la pubblicazione di qualche altro autore più avvezzo a parlare alle donne. A partire dalla delicata copertina "Figli di un Dio migliore" è un romanzo breve intriso della speranza che sembrava mancare in "Caretaker City", i personaggi sono, come ama definirli il loro creatore, uomini e donne "in bilico tra peccato e redenzione" ed ognuno di loro dopo essersi trovato a confrontarsi col Male assoluto troverà poi negli altri "attori" di questo racconto corale sostegno ed affetto realmente disinteressato. Un racconto corale appunto, ma che si può leggere anche prendendo ogni singola storia e portandola sino alla fine, e come per il precedente libro anche qui ogni lettore potrà scegliere il proprio personaggio di riferimento, quello o quella che sente più vicino al proprio modo di essere. Un romanzo breve insomma, questo "Figli di un Dio migliore", che ben si presta a diverse interpretazioni e chiavi di lettura. Vivamente consigliato. AnnaMaria