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Il figlio di Bakunìn
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Il figlio di Bakunìn - Sergio Atzeni - copertina
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figlio di Bakunìn

Descrizione


Sergio Atzeni è uno scrittore giovane di radici - inevitabili radici, si apprende leggendolo - sarde, affondate in una cultura distillata e in un sentimento popolari (e nazionali, se la Sardegna è nazione). Più che al ritratto o al paesaggio, conseguentemente il suo raccontare rassomiglia all'affresco: scene e figure dislocate nello spazio della narrazione, ciascuna gravata di una sua vicenda e di suoi simbolismi. Era così il primo romanzo, Apologo del giudice bandito. Ancora di più questo, "Il figlio di Bakunìn": Tullio Saba, anarchico che attraversa il Novecento, solitario incantatore, capopopolo medievaleggiante in un mondo che si modernizza dolorosamente. A lui guardano un numero di visi e di figure diversamente segnate, o sagome passanti che lo incrociarono. E lo raccontano chiedendosi chi sia stato; ma raccontando soprattutto di loro. E chi sia fattualmente questo figlio di Bakunìn, alla fine sfuma nelle opinioni, nelle testimonianze, nelle credenze: se sia ladro e assassino o ribelle, se morto o fuggiasco, se appassionato amante o profittatore: se sia traditore o eroe (per citare un famoso racconto di Borges in cui in un gioco di specchi si perde la realtà storica di un personaggio). Solo che il gioco di specchi di Atzeni non ha a che fare con la metafisica della inafferrabilità, piuttosto con la libertà e la sua leggenda. E della leggenda della libertà - vale a dire dei modi in cui la libertà è tramandata, sognata, raffigurata da un popolo - Atzeni raggiunge l'essenza.
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Dettagli

2009
Tascabile
17 settembre 2009
153 p., Brossura
9788838924095

Valutazioni e recensioni

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Cister100
Recensioni: 5/5
Wow

Romanzo breve, intenso e formidabile per l'abilita' di Atzeni di tracciare profili precisi e definiti. Localita' sarde sconosciute ai piu' come le miniere di carbone tra Guspini e Arbus fanno da sfondo alla ricerca del passato di un uomo, scomparso per certi e fuggito secondo altri. Dei facili entusiasmi degli anni del fascismo e del disastro del dopoguerra resta poco da immaginare: il danno economico e sociale fu cosi' grande da non togliersi piu' di mezzo.

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Luciano
Recensioni: 5/5

Bello! Una pluralita' di commenti diversissimi danno alla fine l'idea di chi era 'il figlio di Bakunin' e di qual era la sua comunita'

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silos
Recensioni: 4/5

Bel libro. Se non sbaglio è il secondo romanzo di Atzeni, dopo Apologo del giudice bandito (Sellerio 1986). E' molto diverso dal primo anche se riconosce la mano dell'autore. Più realistico e narrativo, la vicenda è raccontata da voci diverse con esiti anche molto diversi rispetto allo scopo del narratore che indaga su vita e morte di Saba, minatore e attivista politico sardo del primo Novecento. La riuscita del racconto è appunto lo straniamento che deriva da questo insieme discordante di testimonianze. Lo stile è realistico, con capitoli per lo più brevi e concisi. Non è un caso che Gianfranco Cabiddu ne ha ricavato il film omonimo.

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Sergio Atzeni

(Capoterra, Cagliari, 1952 - Isola di S. Pietro, Cagliari, 1995) scrittore italiano. Ha raccontato, con linguaggio petroso ricco di accensioni liriche e afflato epico, storie e personaggi della Sardegna in Apologo del giudice bandito (1986) e Il figlio di Bakunin (1991). D’ispirazione autobiografica è Il quinto passo è l’addio (1995). Postumi sono usciti Passavamo sulla terra leggeri (1996), epopea del popolo e della civiltà sardi, e diverse raccolte di racconti, tra cui Bellas Mariposas (1996), Racconti con colonna sonora (2002), I sogni della città bianca (2005). Scritti giornalistici 1966-1995 (2005) testimonia il suo costante impegno politico. È tragicamente scomparso in mare.

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