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Minuzioso, millimetrico e a volte dispersivo, il romanzo di Lagioia conduce per mano nell'oscuro abisso della provincia borghese. I salti narrativi non sono sempre evidenti, ma un libro che non richiede un certo sforzo per essere seguito spesso non merita proprio di stare sul comodino.
La storia di una famiglia pugliese, quella dei Salvemini, che diventa l’exemplum della gestione del potere e degli affari in Italia negli ultimi cinquant’anni. Corruzione; connivenza politica-imprenditoria-magistratura, interramento di rifiuti tossici, tutto il desolante scenario di cui siamo spettatori tutti i giorni. Ferocia nel mondo umano e in quello animale. Bassi istinti, perversioni, disturbi psichici, tradimenti, c’è di tutto in questo noir, senza speranza, senza redenzione. Come muore Clara? Senza spoilerare, posso dire che sembra improbabile e inverosimile, a differenza di tutte le altre vicende raccontate. Nella scrittura si ravvisa un certo compiacimento che porta a virtuosismi sī, ma anche a una prosa pesantissima, con descrizioni dettagliate che sembrano creare una suspence che poi non c’è. Confusi e sovrapposti i piani temporali, incomprensibili i rapporti tra i vari membri della famiglia. Quando finalmente sono riuscita con grande sforzo ad arrivare alla fine, tutto si scioglie come la panna che si smonta. Non si capisce. L’elemento interessante del libro è sicuramente un certo approccio da regista dell’autore, soprattutto nell’incipit e nel riproporre le scene da diverse inquadrature in tempi diversi. Al di là di questo, la lettura è stata talmente faticosa da inficiarne il giudizio generale .
Mai sofferto tanto nel leggere un libro. Slegato, passaggi incomprensibili, punteggiatura in sovrannumero, frasi incomprensibili. Innervosisce all ennesima potenza!
Recensioni
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Vincitore Premio Strega 2015
Vincitore Premio Mondello 2015 - Sezione Opera Italiana
Sai qual è la disciplina che meglio spiega il nuovo secolo? […] L’etologia. Metti una volpe affamata davanti a un branco di conigli. Corri in una piazza piena di colombi e li vedrai volare. Trovami il colombo che non vola. […] Facciamo quello che la natura ha deciso per noi.
Nicola Lagioia è tornato. Dopo Riportando tutto a casa, romanzo di formazione sulla caduta della gioventù barese degli anni Ottanta, arriva La ferocia.
C’è sempre Bari sullo sfondo, ma questa volta la storia è ambientata nei nostri giorni; si parla sempre di caduta, ma questa volta il male è dilagato e si è tramutato in ferocia, in un homo homini lupus imperante.
È notte. Una giovane donna cammina sul ciglio della statale Bari-Taranto nuda e piena di sangue. Di lì a poco, travolta da un camion, la troveranno morta ai piedi di un autosilo. Per tutti è un suicidio, quello di Clara, la terzogenita di una ricca e potente famiglia barese di costruttori: i Salvemini. La sua morte recide i precari fili che tengono insieme Vittorio il capo famiglia, Annamaria sua moglie, e i figli Ruggero, Michele e Gioia.
La violenta scomparsa di Clara dà inizio, in perfetto stile Buddenbrook, alla storia del crollo di una famiglia borghese che con il proprio impero economico intrattiene rapporti foschi e complessi con il potere politico, economico e accademico.
L’incipit potrebbe quindi far pensare a un classico noir, ma La ferocia è soprattutto altro. L’oggetto dell’investigazione non è tanto la morte di Clara, quanto la sua vita. Nel romanzo sono tanti i tentativi e gli indizi che conducono alla ricostruzione della sua persona e degli uomini e donne che l’hanno circondata nel bene o nel male: in una casa in cui la comunicabilità è un requisito superfluo, in cui i genitori anaffettivi e frenetici risultano incapaci di affrontare il lutto, in un ambiente dove si muovono giudici, avvocati, ingegneri, imprenditori, medici e politici, si staglia la figura isolata ed enigmatica di Michele, il fratello minore di Clara, un bambino intorpidito e abbandonato a se stesso, un ragazzo sospettoso e rancoroso, infine un uomo che vuole far luce sulla morte di sua sorella e scoprire la verità.
Tra Clara e Michele il rapporto è asfissiante, morboso e geloso; crescono riempiendosi di attenzioni a vicenda, si mantengono in vita l’un l’altro; questo fino a quando Michele lascerà Bari per trasferirsi a Roma e tentare la carriera giornalistica. Ritornerà solo in seguito alla morte di Clara.
Ma cosa è successo realmente a Clara? Chi è diventata quella donna placida e altezzosa dopo che il fratello per cui era disposta a tutto, l’ha abbandonata?
Quella di Lagioia non è una denuncia sociale il cui scopo è quello di redimere, quanto piuttosto un ritratto di una società attuale, acuto, efficace e verosimile; descrive con minuzia la topografia di una città feroce in cui la corruzione, lo sfruttamento edilizio e tutti gli spettri che la popolano fanno da sfondo – e da contrasto – all’amore tra Michele e Clara.
Lungo l'impalcatura narrativa delle 400 pagine, si distende una ritmica similitudine tra la società e il regno animale in cui, in entrambi i casi, lo stato di natura e l’istinto sembrano prevaricare e non lasciare alternative. Ma Lagioia contrappone alla ferocia un polo opposto: l’amore. Per quanto retorico possa apparire, il rapporto tra i due fratelli, tenuto in piedi da un affetto ancestrale, riesce a fare da contraltare e a sfidare degnamente la crudeltà di ciò che li attornia in vista di un ultimo e definitivo riscatto che supera persino i limiti invalicabili dettati dalla morte.
In questo libro ritroviamo il veloce ritmo del noir con un frequente e repentino cambio di scena, flashback continui, un linguaggio spesso libero e antitetico, a cui però si accosta uno stile ricercato, elegante e coinvolgente che dona alla trama un abito pregiato da cui è difficile distogliere lo sguardo.
A cura di Wuz.it
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