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È possibile la felicità per l'uomo sottoposto al dominio di un biopotere che si ammanta di necessità storica? Come ridare voce al desiderio di felicità che sale dal fondo dello sfruttamento, della sofferenza e del dolore degli uomini stritolati dagli ingranaggi delle macchine generatrici di infelicità? È a partire da queste domande che l'autore di questo volume, opera di filosofia critica e militante, intesse una costellazione di pensieri nella quale interagiscono con Banjamin autori quali Deleuze, Blumenberg, Leopardi, Kafka, Arendt, sino all'ultimo Sofocle, sotto la cui luce è affrontato il contrasto tra guerra e felicità. L'intento è mostrare la possibilità di sottrarre l'uomo all'infelicità come destino, destrutturando la presunta oggettività della trama della storia e mettendone in discussione non solo le pretese di ineluttabilità e di positività, ma anche il carattere neutro dei linguaggi che la narrano, fino a criticare, secondo un'antropologia filosofica di chiara filiazione spinoziana, la pretesa di datità del soggetto in atto, che è invece costituzione e potenza. La conclusione dell'autore è possibile non come scopo dell'esistenza, ma come improvvisa manifestazione d'imprevedibilità, colta nella sua immediatezza dall'uomo capace di pensarsi come soggetto potenziale, sempre incompiuto e perciò sempre da costruire. Un soggetto capace di dire, come edipo che sottrae la propria vita alle potenze della guerra: che nessuno sia padrone della mia vita.
Indice: Presentazione - Introduzione. La storia come incubo e come risveglio - 1. Felicità e autoaffermazione umana - 2. Il paradosso della felicità - 3. Linguaggio e costituzione - 4. Eudaimonia, laetitia activa, felicità possibile - 5. Le rovine del mondo - 6. Sul soggetto secondo potenza - 7. Creature incompiute e mondi complementari - 8. Tempo e dialettica in stato d’arresto - 9. L’impercettibile tremolio della felicità - 10. Guerra splendore impercettibilità - BibliografiaL'articolo è stato aggiunto al carrello
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