Il fascismo portoghese. Le interviste di Ferro a Salazar

E' un testo molto valido - forse uno dei migliori in circolazione - per approfondire la figura di Salazar e il suo regime. Attraverso le interviste che il giornalista Antonio Ferro fece al "dittatore tecnico", tra il 1932 e il 1938, l'autore del volume, ci propone quello che lui stesso definisce una sorta di "Mein Kampf" dello stesso Salazar. Tuttavia, nella sua introduzione, Serapiglia ci avverte subito che le interviste di Ferro furono un'opera di "prima-propaganda", "di cui si deve dubitare in ogni momento e su cui, allo stesso tempo, ci si deve interrogare". Quello di rieditare queste interviste è stato un lavoro di grande importanza perché, proprio come dice l'autore del volume, "[...] queste interviste dimostrano quanto Salazar fosse distante da Mussolini" e che "rispetto ad Hitler, Salazar rimaneva scettico [...]" in quanto temeva "che il regime nazista proponesse un comunismo camuffato in ambito economico e sociale". A mio avviso ciò che differenziò maggiormente la dittatura portoghese dai due più noti fascismi, fu senz'altro il suo rapporto con la Chiesa e lo stesso personaggio Salazar, il cui stile fu davvero molto distante da quello di Hitler e Mussolini: "Salazar privilegiava una vista ascetica, quasi priva del rapporto con le masse" e "voleva essere il pedagogo del suo popolo e non il condottiero" (pag. 29 dell'Introduzione). Di seguito riporto l'indice del volume: Prefazione; Introduzione di Daniele Serapiglia; L'introduzione di Antonio Ferro; Prefazione di Antonio Oliveira Salazar; Prima intervista. Note in margine al discorso del 23 novembre; Seconda intervista. Al confine delle idee; Terza intervista: La dittatura e i suoi contatti colla nazione; Quarta intervista: La poesia dei numeri; Quinta intervista: Piccole e grandi interrogazioni; Sesta intervista: Dopo la conferenza di Londra; Settima intervista: Salazar principio e fine; Appendice all'opera di Ferro; Appendice; Indice dei nomi. E' un libro di grande importanza.