Fantasmi di carta

scheda di Zaccaria, G., L'Indice 1987, n. 3

"Diego non capiva cosa stesse succedendo. L'unica cosa di cui fosse certo era la sensazione che l'universo della letteratura aleggiasse su di lui. Gli pareva di essere entrato in un altro pianeta popolato da fantasmi di carta". La congiunzione fra il nome del protagonista e il titolo dell'opera ci avverte che siamo toccando uno dei punti nevralgici del romanzo, che segna l'esordio di Massimo Romano nella narrativa; ce lo conferma l'accenno all'"universo della letteratura", ad un mondo popolato "di libri e di scrittori". Su questo sfondo, si innesta una vicenda di fughe e inseguimenti che mostra una particolare attenzione ai meccanismi dell'intreccio, ai risvolti romanzeschi della pura narratività. Il "piacere" del racconto si traduce in un continuo, ammiccante confronto con gli stereotipi del romanzo popolare, evidente ad esempio in certe aperture narrative, nella riproposta di luoghi appendicistici, nell'uso di schemi e tipologie collaudate. Non manca neppure la ripresa e la reinvenzione di un delittuoso fatto di cronaca, sul filo giallo di una suspense destinata a non avere risposte. Il romanzo, di fatto, trasferisce le sue soluzioni ad un superiore livello inventivo (quello, insieme labirintico e borgesiano, introdotto dal motivo del primo capitolo, "La scacchiera dei libri"), sul piano di metanarrazione che cerca i suoi modelli non nella realtà, ma nell'immaginario della letteratura, come ritrascrizione di celebri eroi e situazioni letterarie. E la letteratura trasuda ancora i suoi veleni, quando il rapporto non appaia troppo scoperto e determinato.