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Per rendere omaggio a Carlo e Nello Rosselli a settant'anni dal loro assassinio, e con loro ai familiari che ne condivisero ideali e volontà, l'Istituto storico della Resistenza in Toscana ha affidato alla cura del suo direttore Bagnoli l'edizione di questa ben selezionata antologia di lettere, articoli e documenti, tutti depositati, come le carte di Giustizia e Libertà, presso l'Istituto stesso. Disposti in tre sezioni e accompagnati da una prefazione di Zeffiro Ciuffoletti e da note di calzante perspicuità, i documenti disegnano fasi fondamentali dell'impegno in primo luogo di Carlo. Risalta anzitutto la sua acuta percezione della dimensione europea del fascismo, che sarebbe stato riduttivo interpretare come malattia essenzialmente italiana. La crisi della democrazia era un fenomeno europeo e chiamava a raccolta tutte le forze che ne avevano a cuore non una semplice restaurazione. In una lettera del '35 a Gioacchino Dolci (la loro amicizia era iniziata al confino, a Lipari nel settembre 1927), Carlo dà prova di una straordinaria lucidità: "L'azione in Italia purtroppo procede per tutti a rilento. In un certo senso si può dire che l'antifascismo è morto e che una nuova ondata si avrà solo nella misura in cui si riuscirà a portarsi su una posizione assolutamente diversa, post fascista". Altro che sguardo lungo! Le sette lettere scelte tra le diciassette spedite dalla Spagna tra il 5 settembre 1936 e il 24 gennaio 1937 attestano il lucido realismo di Carlo. Dopo la costituzione del battaglione Matteotti si interroga quasi scherzoso: "I pifferi settari questa volta non l'hanno spuntata?". La moglie Marion, ricordandolo agli amici (dattiloscritto del 1946), ne esalta due disposizioni difficilmente compresenti: "Allegria, dunque, e una enorme attività". Roberto Barzanti
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