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I corpi fanno spettacolo. La mostra sui cadaveri spettacolarizzati di Bodies (A phenomenal look at the phenomenon we call the human body; www.bodiestheexhibition.com/bodies.html) ha spopolato nel mondo, fra interesse scientifico e curiosità (morbosa?, materialista?). Più modestamente, ma con maggiore attenzione ai fatti della scienza, il catalogo della mostra Scheletrinluce (a cura di Elena Gavetti ed Elena Giacobini, Museo regionale di Scienze naturali di Torino, 2004) ha ben illustrato l'interesse e la suggestione dello studio degli scheletri dei vertebrati, alla confluenza fra eredità evolutiva e adattamento funzionale. D'altro canto, l'influenza del modello naturalistico nella progettazione è sempre viva e attuale: basta pensare al magnifico, controverso ponte di Santiago Calatrava a Venezia per vedere in essere una titanica colonna vertebrale d'acciaio. In modo straordinariamente evocativo ci giunge ora la documentazione di una mostra del Museo di Storia naturale di Parigi, dove nelle fotografie di Patrick Gries gli scheletri dei vertebrati diventano vere e proprie opere d'arte, inediti capolavori di design e architettura, ma anche prova tangibile dell'evoluzione. Come ha scritto Steve Jones sul "Guardian", Strip any creature of its flesh, and the process of evolution is laid bare. Le ossa, drammaticamente d'un bianco abbagliante su sfondo nero, hanno una grandissima forza plastica: segni arcani, carichi di fascino artistico, ma anche strutture prodotto di milioni d'anni di esperimenti naturali. Evolution è un progetto importante per le qualità dell'iconografia, il numero delle specie presentate, l'ambizione estetica e formale. In questo magnifico, ponderoso libro, realizzato in collaborazione con numerosi importanti musei francesi, i testi di Jean-Baptiste de Panafieu, anche se talvolta enfatici, ci permettono di collocare il significato degli scheletri ritratti e la loro scelta in un contesto scientifico rigoroso. La conclusione è che la teoria dell'evoluzione "ci ha anche liberati da un futuro che sarebbe inscritto nel nostro passato. Con o senza il soccorso della religione, siamo liberi di dare noi stessi un senso al nostro avvenire". Aldo Fasolo
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