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L' etica degli antichi - Mario Vegetti - copertina
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L' etica degli antichi
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Descrizione


La prima storia complessiva dell'etica antica, da Omero a Plotino, esauriente come un manuale, ma senza la schematicità del manuale. L'autore parte dall'analisi dei problemi etici espressi nei linguaggi della poesia, della tragedia e della storiografia, per passare poi alla lettura delle maggiori opere del pensiero antico, fornendo di ognuna puntuali introduzioni. Un'attenzione particolare, alla fine di ogni capitolo, è dedicata all'eredità moderna e al significato attuale dei probelmi dell'etica antica, proponendo in modo esplicito un collegamento fra ricostruzione storica e discussione teorica contemporanea.
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Dettagli

11
2006
1 gennaio 2006
348 p.
9788842034575

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Prisca Tosi
Recensioni: 5/5

La libertà e la giustizia, la fede e la ragione, il piacere e il dolore, il mito e la realtà... Sono queste le parole che convergono nelle estese,profonde e puntigliose analisi che Vegetti ci propone per affrontare l'evoluzione del concetto di "etica" e di "morale" da Omero a l'era tardo-antica, non solo inteso come responsabilità ma anche come valore che ci offre un senso al nostro essere individui. Unico nel suo intento (offrire le tematiche dell'etica nella loro singolarità, problematicità ed eredità verso le filosofie medievali e moderne), tale saggio plasma la figura di quello che dovrebbe essere sì uno studioso di filosofia , ma, a mio avviso, che ne fa tesoro e ne coglie la grandezza essenziale e l'incredibile potere comparativo nei confronti dell'etica attuale. Veramente coinvolgente e utile...e lo consiglierei a chiunque

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hae
Recensioni: 5/5

un saggio ottimamente strutturato, ricco di spunto di riflessione, ispirato e filologicamente solido. vegetti si conferma studioso eccellente.

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Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1989)

recensione di Donini, P., L'Indice 1990, n. 4

"Nella casa dell'anima s'aggirano le Passioni, / belle donne abbigliate in seta, / il capo adorno di zaffiri... / tutte governano le sale... / Fuori... pallide e malvestite, /con abiti di un tempo fuori moda, / s'aggirano le Virtù ascoltando amareggiate... / Coi visi incollati ai vetri delle finestre / osservano in silenzio, pensierose...". I versi di Kavafis premessi al libro suggeriscono forse, non banalmente, che a mettere fuori giuoco le virtù imponendoci di prendere atto della potenza inquietante delle passioni sia stato lo stesso svolgimento del pensiero antico. Certo questa non fu la conclusione esplicita di alcuna filosofia, anzi; ma Vegetti mostra come Plotino abbia letteralmente "estinto" l'etica schiacciandola fra ontologia e teologia e ottenendo così il "decisivo declassamento" delle virtù; e come, prima ancora, gli stoici avessero pericolosamente messo in campo l'ossessiva realtà delle passioni, le antagoniste della virtù così tenacemente presenti in ogni morale filosofica posteriore da far supporre una "straordinaria continuità della psicologia dell'uomo antico nei suoi comportamenti passionali... una lunga durata antropologica".
Diversamente dai suoi predecessori, nell'esporre l'etica antica Vegetti non si è dunque fermato al III secolo e ad Aristotele; non ha pregiudizi di origine classicistica e gli interessa davvero tutto ciò che sta fra Omero e i neoplatonici. Il suo lettore deve accettare novità: che Galeno, Seneca, Plutarco meritino altrettanta attenzione di Eraclito e Parmenide; che la figura centrale del libro non sia Platone (o la coppia Socrate-Platone), ma Aristotele "in virtù della sua potenza di codificazione, interpretazione e critica della tradizione precedente e dell'efficacia concettuale che mantenne su quella posteriore"; che l'importanza dell'etica epicurea sia drasticamente ridimensionata nel confronto con la diretta concorrente stoica: poiché in essa "la parola terapeutica del maestro memorizzata e ripetuta tende a sostituirsi alle difficoltà dell'analisi".
Quest'ultimo giudizio è notevole. Pur continuando come in passato a riferirsi ai prediletti francesi, a Foucault, a Vernant e a Detienne, Vegetti ha ora un'attenzione particolare per la consistenza teorica e per la coerenza logica delle dottrine; semina qua e là citazioni di autori anglosassoni influenzati dalla filosofia analitica. Il risultato è originale e davvero bello : l'esposizione ha un costante andamento drammatico, in cui la denuncia impietosa delle debolezze logiche è solo uno dei mezzi utilizzati. Altre volte si istituiscono opposizioni di personaggi o di figure: la conflittualità latente nella morale agonale della società eroica si fissa personalizzandosi nel contrasto fra Achille e Agamennone; la composizione di questi conflitti produce immediatamente l'opposizione fra il pensiero della città (Solone, i riflessi nei tragici) e il pensiero dell'anima (orfismo, dionisismo, pitagorismo) e questa opposizione è a sua volta la premessa per la riflessione di Socrate e di Platone. Tutto costruito su opposizioni nette, ma intrinsecamente problematiche, è infine l'ideale del saggio che domina le morali ellenistiche. Forse solo in Aristotele ("ricomposizione senza conflitto") è il luogo di una tentata pacificazione piena; ma proprio con lui Vegetti incomincia a rendere più fitte le sue richieste di coerenza logica. La storia descritta nel libro non essendo, come ci avverte l'autore, né quella di un progresso lineare, né di una decadenza, è tuttavia abbastanza drammatica da catturare sempre il nostro interesse.

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Conosci l'autore

Mario Vegetti

1937, Milano

Mario Vegetti è stato uno storico della filosofia, traduttore e professore di storia della filosofia antica presso l'Università di Pavia. Si è occupato di storia della filosofia e della scienza antiche. Fra le sue opere principali ricordiamo Il coltello e lo stilo (il Saggiatore, 19962), L'etica degli antichi (Laterza, 2006) e Guida alla lettura della Repubblica di Platone (Laterza, 1999). Presso Einaudi ha pubblicato, con P. Manuli, Medicina e igiene, in Storia di Roma, IV (1989) e L'io, l'anima, il soggetto, in I Greci, I (1996).

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