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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2015
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Bastano due soli immensi capitoli, densi come una colata lavica che sommerge e soffoca, per gettare lo spaurito lettore nel mondo folle e ossessionato di Thomas Bernhard, uno degli ultimi grandi scrittori austriaci del Novecento. Ed "Estinzione" è l'ultimo suo grido di rivolta contro l'orrore del mondo, l'ultimo sguardo al fondo delle ossessioni umane, probabilmente una delle ultime grandi narrazioni novecentesche. Per seicento pagine, senza pausa alcuna, Franz Joseph Murau ci riversa addosso la fitta schiera delle sue manie e idiosincrasie, colto alla sprovvista dalla folgorante notizia che i suoi genitori e suo fratello sono morti improvvisamente. Il destino gli piomba addosso furioso cercando di crocifiggerlo all'orrore del genos, alla gretta Wolfsegg da cui è fuggito senza posa per tutta la sua vita, ma egli lo elude capendo che l'unica salvezza sta nell'annichilimento: è un tuffo nell'abisso, una catabasi infera, un canto stridente di ribellione e di fustigazione che tuttavia si risolve nel nulla: "Tutti i sintomi dicono che il mondo, in brevissimo tempo, cambierà al punto da non essere più riconoscibile, sarà un mondo cambiato dalle fondamenta ed effettivamente distrutto dalle fondamenta." Usciti dal marasma della prosa di Bernhard si resta esterrefatti, eppure consci di stare dinanzi ad una follia distruttrice più che lucida, clarifica e catartica.
Estinzione. Uno sfacelo “Auslöschung. Ein Zerfall” – Thomas Bernhard, 1986 Ultimo lavoro di questo scrittore austriaco, Estinzione è una lunga concitata narrazione in prima persona, (non ci sono dialoghi diretti) in cui il protagonista si congeda dalla famiglia, dalla sua soffocante Wolfsegg, dai suoi genitori ottusi, sprezzanti, collaboranti e fedeli alle SS, e dai suoi fratelli pieni d’astio. E’ un lungo addio, pieno di odio, con mille divagazioni e riflessioni che vanno dalla fotografia, alla religione, al nazionalsocialismo, ai ricordi di un’infanzia avvelenata dal disprezzo dei genitori. Non è possibile recensire questo capolavoro quindi ho lasciato che (retrocopertina) parlasse per me Citati, condividendo pienamente quello che ha scritto!, questo è un libro da centellinare, su cui soffermarsi, su cui riflettere: vi indignerà, vi farà arrabbiare, vi farà commuovere. Decisamente un’opera d’arte, un’altra meravigliosa scoperta, e anche qui ho deciso di recuperare tutti gli altri romanzi dell’autore!
Come due lunghe campate, i due mega capitoli di questa cattedrale di parole reggono al punto da procurare una sorta di apnea, in chi legge. L'assenza di interruzioni ravvicinate rende il flusso della narrazione denso, fitto, incessante e da questo vortice, si fatica a tirare fuori la testa. Ma di asfissia non si muore, perché le invettive e le picconature di Bernhard (che si autodefinisce "il più grande artista dell'esagerazione che io conosca") su quasi tutto e tutti, intessute nella sua prosa ipnotica, paradossalmente hanno il potere ossigenante del suo pensiero libero, della sua lingua sciolta e della sua verità immune dal vischio dell'ipocritamente corretto che oggi ci ammorba e imbavaglia. «Il nazionalsocialismo è il male austriaco più grande accanto al cattolicesimo, pensai, come il fascismo lo è in Italia accanto al cattolicesimo. Ma in Italia è tutta un’altra cosa, finora gli italiani non si sono lasciati divorare né dal fascismo né dal cattolicesimo, al contrario degli austriaci, che da entrambi quei mali sono divorati ormai da tempo.» - opinabile ma schietto. Con lui non perdi mai il filo, si trattasse anche di mille pagine: grande capacità affabulatoria con un finale più che gratificante. Il suo ultimo libro, summa del suo stile sferzante, del suo atteggiamento anarcoide, misantropo, sprezzante e dissacrante, è imperdibile per chi ama già questo scrittore, e da maneggiare a mente aperta e con curiosità per chi, da neofita, gli si avvicina.
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