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Gli eroi sono gli eroi - Mariagiorgia Ulbar - copertina
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Gli eroi sono gli eroi - Mariagiorgia Ulbar - copertina

Descrizione


Un senso di perenne movimento, con i piedi pesanti, con la mappa, tra morti sotto terra e steli stese, per spiagge di lamiere e tubi, sotto dighe che tolgono il respiro, o là dove la pioggia allaga "e non si è più in grado di trovare / il punto in cui finisce l'acqua / del mare e dall'aria si divide". Dove non c'è più modo di "sapere / se è bonaccia o burrasca in queste ore".
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Dettagli

2015
7 maggio 2015
105 p., Brossura
9788871687247

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alida airaghi
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La poesia di Mariagiorgia Ulbar sembra esprimere la rassegnazione, l'impotenza, l'impossibilità di progettare un futuro di tutta una generazione. La sua scrittura esprime un sofferto, lacerato disorientamento, senz'altro più esistenziale che culturale. Perché i mezzi espressivi ci sono tutti, a partire da una tradizione novecentesca - soprattutto mitteleuropea - ben assimilata. Troviamo in lei una consapevolezza formale già matura, il dominio di formule retoriche collaudate (anafore, ellissi, sinestesie), l'attenzione descrittiva al paesaggio. Tuttavia, di che paesaggio si tratta? Città costiere dai porti fumosi, litorali ingombri di rifiuti, raffinerie, piattaforme industriali, lamiere, tubi. Quando non è marittimo, il panorama diventa campestre, ma brullo, desolato, lercio: "Qui mi sporcano la polvere, il catrame/ gli incarti di pasti già mangiati", "Sotto le rotaie e sotto il fiume/ vivono i topi...". Un esterno sempre squallido e minaccioso, da cui bisogna scappare per salvarsi, senza sapere dove trovare scampo, in che modo sfuggire a incendi distruttivi e dolosi, ricorrenti come incubi, e a scenari di persecuzione bellica. Il fatto è che Mariagiorgia e la sua generazione, una guerra non l'hanno mai vissuta ("e a noi è mancata una guerra/ mondiale, ti ho detto all'improvviso"): le loro catastrofi, le tragedie e i terremoti sono sempre individuali, mai collettivi, e assumono dimensioni squassanti da cui non ci si può, o non ci si sa, difendere ("noi siamo quelli che non disturbano mai"). Per questo il j'accuse silenzioso e tanto più doloroso e ricattante verso la generazione matura diventa nei versi pesantissimo, quasi insostenibile, riflettendo però anche un'implorante richiesta di aiuto. Mariagiorgia Ulbar si fa portavoce di una collettività letteraria giovane, spaesata, intimorita ma solidale e affine anche nella scelta dello stile poetico, intimista, mai urlato, più consapevole di memorie che desideroso di futuro.

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Mariagiorgia Ulbar

Mariagiorgia Ulbar è una poetessa italiana. Nata in Abruzzo, nel 2012 ha pubblicato la raccolta I fiori dolci e le foglie velenose (Maremmi), la silloge Su pietre tagliate e smosse (nell’Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea, pubblciato da Marcos y Marcos nel 2012), Gli eroi sono gli eroi (Marcos y Marcos, 2015, vincitrice del premio Dessì), Metamorphosis (La Grande Illusion, 2016, con illustrazioni di Elisa Talentino) e Lighea (Elliot, 2018).

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