L' equilibrio delle lucciole

Copertina e titolo, di marca decisamente un po' troppo patetica, mi avevano dirottato su altre letture. Poi, tutto quello che è arrivato per recensioni e consigli, mi ha convinto a provarci. Meno male: a persone di età matura come me (che possono meglio indentificarsi con la protagonista), un bravo medico potrebbe prescrivere come NECESSARIO questo Romanzo, non solo utile e opportuno. Oltre questo, la bellezza di una scrittura nitida, essenziale, che mi ha portato a rileggere almeno due volte quasi tutte le pagine, per il piacere di apprezzare il talento vero. Si arriva sempre all’essenza con semplicità, senza orpelli: una sintesi poetica istintiva sì, ma allo stesso tempo molto meditata, che non lascia spazio alcuno alla frettolosità. Parole di una scelta così elegante, spesso affilate e taglienti, sempre precise e puntuali. Molto bello e riuscito l’intreccio delle storie, con una trama che appassiona ed emoziona davvero. Un disappunto in fondo ce l’ho: ci vorrà del tempo prima di un altro incontro come questo. Brava Valeria, se posso permettermi. Ora sarà un chiaro di stelle, io accendo qui tutte quelle che posso … cinque!!

Stupendo per la sua delicatezza .Meritava di entrare nella cinquina. Complimenti davvero.

Il libro di Valeria racconta una storia densa che si srotola pagina dopo pagina premendo un po’ nel cuore e un po’ nell’anima. La scrittura è precisa, la lunghezza dei periodi e il ritmo del racconto sono perfettamente calibrati sui tempi della storia. I momenti riflessivi di Adelaide, la protagonista, sono ricchi di suggestioni e condivisioni che avvicinano il lettore alla sua intima natura e alla sua Meizoun, la casa dell’anima. In alcuni passaggi, quando sono protagonisti la montagna e i suoi abitanti, i vocaboli scelti sono in sintonia con la durezza delle pietre, la ruvidezza delle cortecce, il viluppo delle radici che fanno da sfondo alla narrazione.  Le pagine del libro quasi diventano di cuoio. Con la stessa schiettezza d’animo, il registro cambia naturalmente quando si parla d’amore. Si viene avvolti da uno scialle di fiori e accompagnati dolcemente fra i sentimenti e gli odori che pare quasi escano dalla carta. Nulla è estraneo. Si diventa partecipi della storia, perché è quasi impossibile non condividere o non aver mai condiviso prima, situazioni analoghe, sentimenti affini e considerazioni complici a quelle che si ritrovano in quest’intreccio di destini. Si può provare nostalgia per un tempo che non ci appartiene, per una circostanza, un’epoca o una vita non vissuta? È quanto trasuda da questa storia fertile. Se i ricordi sono personali, la nostalgia è di rimando soggettiva e nasce dall’intima esigenza di mantenere un legame fra la propria identità passata e quella presente. Proprio la necessità di mantenere un legame, anche con le persone che amiamo e a cui abbiamo voluto bene, rende possibile provare nostalgia per le loro esistenze. È un travaso di energia sotto forma di pensieri, ricordi e sensazioni. La nostalgia è allora forse un modo per consentire la migrazione di una parte di spirito, per conservare un po’ di quell’energia e restituire un appannaggio di ciò che è stato, facendone infine le fondamenta della propria casa.