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Un inedito quadro dell'Illuminismo emerge in questo carteggio del letterato ed economista Galiani e della d'Épinay, animatrice di un frequentato salotto letterario parigino.
scheda di Bertini, M., L'Indice 1996, n. 6
Nel 1769, l'abate Galiani dovette lasciare Parigi dove per dieci anni aveva svolto le funzioni di segretario di ambasciata e aveva frequentato intensamente l'ambiente degli enciclopedisti, acquistando la duplice reputazione di profondo economista e di spiritosissimo uomo di mondo, in cui coesistevano - come ebbe a scrivere Marmontel - lo spirito di Arlecchino e la mente di Machiavelli. A Napoli, Galiani ebbe l'impressione di dover affrontare un intollerabile isolamento: "Immaginatevi - scrisse a Mme d'Epinay - Confucio trasportato nello spazio di una sola notte a Parigi, dove non conosce nessuno e non sa altra lingua che il cinese. Non parla che con se stesso, e la sua unica consolazione, il suo solo rimpianto, è quello di sapersi adorato in Cina". Per lo sconsolato abate, ormai parigino d'adozione, l'unica consolazione fu l'intenso scambio epistolare con gli amici di Francia: Grimm, Diderot, d'Alembert, d'Holbach. Ma la sua più assidua corrispondente fu Mme d'Epinay, autrice di un romanzo e di diversi trattati pedagogici, che sinché visse gli forn un animatissimo gazzettino, spesso frivolo e irriverente, della vita culturale e politica di Parigi. L'edizione Sellerio di questa corrispondenza d'eccezione - fondata su diverse edizioni critiche, nessuna delle quali a tutt'oggi completa - è messa a punto con la più grande cura e con apparati eccellenti.
Un inedito quadro dell'Illuminismo emerge in questo carteggio del letterato ed economista Galiani e della d'épinay, animatrice di un frequentato salotto letterario parigino.
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