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scheda di Morelli, R. L'Indice del 2000, n. 03
Il disagio della civiltà, testo freudiano del 1929, si pone come sfondo per una riflessione, a più voci, sul disagio della civiltà moderna. Gli autori, filosofi e psicoanalisti, si interrogano sulla società contemporanea, analizzandone gli aspetti più problematici attraverso filtri teorici diversi. L'approccio gruppale, l'ermeneutica, la dimensione antropologica e quella psicologica, proposte nei vari capitoli, convergono nella costruzione della medesima immagine paradossale: quella di un uomo disperso nell'ambiente che si è egli stesso costruito. I temi del testo freudiano sono ricontestualizzati e ripensati alla luce degli avvenimenti sociali, successivi all'edizione del libro, che hanno attraversato questo secolo. Proprio perché osservata da diverse angolature, ne emerge una vasta panoramica di desolante obiettività rispetto al nostro essere-nel-mondo-oggi, in cui il succedersi delle grandi destrutturazioni sociali ha contribuito in modo radicale a trasformare il disagio in un'angoscia primordiale e sempre meno rappresentabile. La storia, nel bilancio delle aspettative, chiarisce molte delle anticipazioni freudiane ma nello stesso tempo il presente incatena l'uomo contemporaneo a questioni che rimangono insolute e che si sottraggono tenacemente a qualunque tentativo di essere comprese. Il fallimento dell'idea di progresso sembra dilatare lo spazio tra l'uomo e il problematico raggiungimento della felicità che si avvicina sempre di più a un ideale epicureo di assenza di dolore piuttosto che a una possibile dimensione esistenziale.
Raffaella Morelli
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