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scheda di Sozzi, M., L'Indice 1993, n. 5
Gli "Elementi", scritti nel 1765, furono pubblicati postumi nel 1790, e per la prima volta vengono tradotti in italiano. La morale laica di d'Holbach è qui fornita come un vero e proprio "catechismo", con domande e risposte didattiche, volte a ottenere il consenso; la polemica antireligiosa dei primi scritti holbachiani è infatti assente e le premesse atee e materialistiche del suo sistema restano implicite. Le tesi degli "Elementi" sono ben note al lettore di d'Holbach: il principio dell'interesse visto come motore delle azioni umane, l'inclinazione dell'uomo alla felicità e il suo diritto a perseguirla, e al contempo la necessità di comprendere razionalmente il proprio interesse in funzione della felicità maggiore, anche sacrificando l'interesse immediato. Del d'Holbach scrittore di morale e di politica Barba rivaluta soprattutto l'idea antropologica dell'interesse come elemento base di una chimica delle passioni e come principio di spiegazione delle azioni umane. La morale dell'interesse, anziché universalizzazione indebita di un sentimento storicamente determinato - come molti critici hanno affermato in passato - gli appare, alla luce della riflessione nietzscheana e degli esiti postmoderni dell'era moderna, un tentativo di "smascheramento" capace di guardare oltre i singoli eventi storici per restituire un'ipotesi di "spiegazione unitaria delle molteplici forme dello spirito". E se sul piano politico la mancanza di attenzione per l'egualitarismo e la cecità di fronte agli interessi di classe fanno di d'Hollbach un uomo della borghesia, l'antropologia holbachiana invece, che lascia l'uomo spoglio di fronte al suo destino, senza più Provvidenza o Natura protettive, lo rende inadeguato ad essere l'intellettuale di una classe in ascesa, poco incline ad affrontare problemi tanto radicali.
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