Revolver

Per poter apprezzare nella sua interezza il senso di questo capolavoro, è necessario avere gli "occhi aperti", altrimenti ci si troverà davanti un blocco di cemento difficilmente digeribile. Quando ci si riferisce ad una pellicola definendola, purtroppo, "non per tutti", si parla proprio di lavori come questo. Il film, tra l'altro, è pregno di richiami al lavoro di Gurdjieff, dall'inizio fino all'ultima nota musicale che ne chiude la visione, ottimamente senza la presenza di titoli di coda, a negare appigli agli effetti funesti do quell'ego di cui si parla nel corso di tutta la storia. Il lavoro di Ritchie si rivela una rara perla indispensabile.

Dopo il flop di "Travolti dal destino" , Ritchie torna sul grande schermo con il genere di film che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Revolver a prima vista puó sembrare un normalissimo film sulla scia dei precedenti "Lock & Stock" o "Snatch" ma andando avanti con la visione ci si accorge che ha ben poco in comune con questi. Infatti Revolver vanta di una trama meno leggera e molto piú complessa. Jacke Green "Jason Statham", abile giocatore d'azzardo, uscito di prigione, riesce a vendicarsi di Dorothy Macha "Ray Liotta", battendolo e umiliandolo nel suo casinó, pagandone peró le conseguenze. Con queste premesse Ritchie realizza uno dei migliori film di tutta la sua carriera, con un significato molto profondo racchiuso in un'estetica formidabile e con delle riprese ricercate, ma allo stesso tempo riuscite che danno al film un tocco di originalitá. Da meno non é la colonna sonora, che utilizza brani classici e non, capaci di trasmettere forti emozioni.

La voglia di uscire dagli schemi e la genialità filmica e visiva ci sono sempre, la verve cui siamo abituati però è decisamente appannata; la storia non convince e il film si appesantisce progressivamente per afflosciarsi nel finale. Dopo due gioiellini un passo indietro.