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Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della grande guerra
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Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della grande guerra - Emilio Gentile - copertina
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Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della grande guerra
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Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della grande guerra

Descrizione


Dieci milioni di morti, tre imperi secolari annientati, rivoluzioni, guerre civili, nuovi Stati, nuovi nazionalismi, nuove guerre. E la fine del primato europeo nel mondo. Sono queste le conseguenze dei due colpi sparati a Sarajevo il 28 giugno 1914. Un mese dopo esplode la guerra europea: in quattro anni, diventa la prima guerra mondiale. Nel continente che domina il mondo, la modernità trionfante della Belle Epoque si trasforma nella modernità massacrante di una guerra totale. La prima guerra mondiale lascia un marchio tragico nella coscienza umana: venti anni dopo, una seconda guerra mondiale, con cinquanta milioni di morti, lo rende indelebile. Gli storici interrogano la grande guerra: perché scoppiò, perché tanti milioni di soldati furono massacrati e perché altri milioni continuarono a combattere per tanto tempo? Conoscere la sua storia è la condizione per trovare una risposta. Emilio Gentile racconta con parole e immagini l'evento che ha dato origine all'epoca in cui viviamo.
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Dettagli

6
2014
20 febbraio 2014
226 p., ill. , Brossura
9788858110454

Valutazioni e recensioni

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cecilia
Recensioni: 4/5
Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della grande guerra di Emilio Gentile

Non si tratta solo di un'ottima sintesi della Prima guerra mondiale scritta da un grande storico, quanto piuttosto l'occasione per riflettere su quegli eventi alla luce dell'attuale situazione internazionale. Perchè Gentile ripete più volte che la Grande Guerra non presenta un'unica causa e un unico responsabile: gli Stati europei furono coinvolti uno dopo l'altro da decisioni sbagliate dei loro governanti, da supposizioni che si rivelarono erronee e infine anche da contigenze non prevedibili ("l'evento fortuito o il caso,che dir si voglia", pag.220).Quindi, tornando ai giorni nostri, andiamoci piano a sostenere le guerre e a metterci l'elmetto in testa, pronti a partire restando sul divano di casa a guardare la tv...

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Claudio
Recensioni: 5/5

Ennesimo libro sulla Grande Guerra ed ennesimo libro di Emilio Gentile, ma anche questo è un libro riuscitissimo. In questi anni, nonostante sia il centenario da quegli eventi che cambiarono il mondo, non si parla abbastanza di quell'atroce decisione di imperialisti e avventurieri che provocò la morte di più di dieci milioni di persone. Ma non solo: Gentile analizza anche il post guerra, almeno quello dei primi due/tre anni, che contribuirono a peggiorare ancor di più lo scenario europeo e non solo.

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Tiktaalik
Recensioni: 5/5

Un titolo azzeccato per un libro dettagliato sugli eventi della prima guerra mondiale, ricco di illustrazioni tragicamente suggestive. Queste ricorrenze servono ad ammonirci che certe follie collettive non dovrebbero più ripetersi, ma sono poco ottimista. Anzi mi domando cosa distingua i bulli che oggi vanno in giro a tirare pugni ai passanti, dalle guide politiche e intellettuali che allora spingevano i popoli in guerra per l'affermazione e l'esibizione di una volontà di potenza. L'autore evita un facile moralismo, ma espone bene secondo me la bruttezza di quei tempi. Un giovane tedesco in una lettera del 28 Ottobre del 1914 (giorno e mese del mio compleanno en passant) esprime la delusione per quella che pensava un'eccitante esperienza, per ritrovarsi il cuore pieno di orrore. C'è anche l'ironica didascalia per una foto di un soldato morto: per lui la guerra era finita. Nelle conclusioni ci si interroga sul perché di un simile conflitto, secondo qualcuno capire l'amore e l'odio che caratterizzarono i legami umani di quell'evento, ci avvicinerebbe alla comprensione del mistero della vita umana.

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Voce della critica

 
Studioso di fama internazionale e nipote di un soldato della grande guerra, per il centenario di quell'evento Emilio Gentile realizza una brillante opera divulgativa, con ampio corredo iconografico. Nel racconto dell'attentato di Sarajevo, comprensivo del commovente scambio di parole in punto di morte tra l'arciduca Francesco Ferdinando e la moglie, al pari che in vari altri casi, egli dimostra non solo quanto sia importante incrociare molteplici piani d'analisi, ma altresì con quale forza il caso e, nel concreto, le dinamiche sociali, condizionino la politica. La grande guerra ne fu un perfetto esempio. Al di là del prolungamento della ferma da parte dei francesi, dell'aggressività serba (universalmente deplorata nell'Europa del tempo) e della corsa agli armamenti di tedeschi e russi, non solo gli spari di Gavrilo Princip, ma anche il fervere di un universo bellicoso, che comprendeva innumerevoli esponenti del mondo della cultura, da Thomas Mann a Vladimir Majakovskij, furono decisivi per lo scoppio del conflitto.
Fino all'ultimo, il Foreign Office aveva preso atto della volontà tedesca d'istituire buoni rapporti con l'Inghilterra, ma fu appunto in quei frangenti che si vide più che mai all'opera l'implacabile azione del piano inclinato della storia. Le sparute voci dissonanti, nel mondo politico e in quello intellettuale, non poterono essere ascoltate. Si precipitò, quasi impercettibilmente, verso quella catastrofe seminale per il Novecento che avrebbe fatto mobilitare settanta milioni di uomini e provocato la perdita di un'intera generazione. A causare la guerra, scrive lo storico molisano, fu “una irragionevole razionalità, mossa dal senso dell'onore, dal patriottismo, dal nazionalismo e dalla ragion di Stato”, oltre che, aggiungeremmo noi, dal desiderio d'imbrigliare quelle stesse forze che andavano ormai organizzandosi per la lotta di classe (gli operai che avevano appena cominciato a occupare le piazze con crescente regolarità finirono incatenati a una disciplina militare; al fronte i contadini, partiti senz'alcun entusiasmo, costituirono la presenza dominante). Dall'unione sacra dei francesi alla pace civile dei tedeschi fu tutto un proliferare di forzate intese politiche dinanzi all'esiziale clima di emergenza. Agli occhi dei più, il dissenso divenne disfattismo e insulto alla nazione, nel contesto di una ginnastica illiberale che portò, in alcuni casi, a conseguenze nefaste. In Turchia la caccia al “nemico interno” colpì la minoranza armena, mentre in Europa ne furono vittima i pacifisti, gli anarchici e quella parte dei socialisti che non aveva affossato l’Internazionale operaia; in campo religioso, solo i quaccheri avevano respinto la disgustosa retorica nazionalistica. Ai quattro angoli del vecchio continente i vari uffici di propaganda ingigantivano le atrocità già in sé terribili commesse dalle truppe, compreso l'uso del gas (di cui si offrono alcune sconvolgenti testimonianze, senza che questo vada a scapito della precisione dei dati man mano forniti dall'autore), alimentando la disperazione perfino fra quanti all'inizio contavano sulla rapida fine delle ostilità. Intanto, i parlamenti dovevano un po' ovunque cedere il passo all'imperativo dell'emergenza nazionale, con i noti drammatici effetti a lungo termine.
Si era in presenza dell’ “apocalisse della modernità”, pur non sempre caratterizzata dall'impiego di mezzi tecnologici (cani e cavalli continuavano a mitigare con una certa frequenza le carenze dei trasporti ferroviari), cui Gentile ha già dedicato un fondamentale saggio: nel crollo di tutto un mondo, segnato non solo dall'inevitabile abbrutimento per milioni di persone, ma anche da uno stupefacente tracollo demografico, si spalancava la strada a quel trentennio del totalitarismo che avrebbe trascinato il pianeta verso un’ancor maggiore carneficina. Gentile dubita, però, che un unico filo rosso leghi la prima alla seconda guerra mondiale attraverso il totalitarismo. Ai suoi occhi, quest’ultimo non può infatti considerarsi un mero effetto del conflitto: nazioni decisamente e sanguinosamente coinvolte in quell'ecatombe, prima fra tutte la Francia, mantennero un assetto democratico. Peraltro, rileva lo studioso, sebbene il Terzo Reich sia pressoché impensabile senza la crisi di Wall Street, è un dato di fatto che non solo il bolscevismo, ma anche i fascismi prendessero forma da quelle trincee, quanto al profilo dottrinale. E ciò fu sufficiente a spostare il piatto della bilancia verso un nuovo, immane scontro, che avrebbe esibito un’accentuata coloritura ideologica: proprio dalla mancata evoluzione in parallelo di tutti gli stati europei esso doveva trarre buona parte della sua forza. Come uno spartito che inizi in sordina e si concluda in un assordante crescendo, dai due colpi di Princip alle due bombe atomiche americane, la grande storia doveva dunque serrare in una morsa i destini di interi continenti per molto tempo a venire.
 
Daniele Rocca

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Conosci l'autore

Emilio Gentile

1946, Bojano (CB)

Storico italiano.Allievo di Renzo De Felice.   Nella sua prima monografia, ha analizzato il ruolo della rivista La Voce nel panorama culturale e politico dell’età giolittiana (La Voce e l’età giolittiana, 1972). Successivamente si è dedicato alla nascita dell’ideologia fascista (Le origini dell’ideologia fascista, 1975) e alla figura di Mussolini (Mussolini e La Voce, 1976). Nel corso degli anni Gentile si è specializzato sul periodo del fascismo, dando alle stampe un buon numero di saggi su modernità, nazione, totalitarismi (ricordiamo almeno Il mito dello Stato nuovo, 1982, e Le religioni della politica, 2001). È stato insignito del premio Hans Sigrist dall’Università di Berna (2003) e (sulla scia del suo...

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