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C.A. Smith è stato (sin da ragazzo) e in parte continua ad essere uno dei miei totem letterari, e leggerlo in lingua originale è davvero tutt'altra cosa. The double shadow è uno dei suoi migliori racconti (di recente riproposto nell'antologia "Atlantide e i mondi perduti", grazie a Giuseppe Lippi -R.I.P.). Anche se, sarà la maturità anagrafica o il mio personale percorso di letture, che mi ha portato a non tollerare l'esplicito in letteratura, anche per quanto concerne le tematiche oscure, tanto care a Smith, e in questo autore ciò è palese; tutto è sin troppo chiaro, anche se ha a che vedere con le dottrine occulte, ed anche lo stile, mi sembra adesso eccessivamente barocco, ma in maniera un pò artefatta, non fluida e naturale. Da diversi anni amo il non detto, l'allusivo, l'accenno, i finali aperti, l'imponderabile, l'inspiegabile, il lasciare il racconto in un'atmosfera sospesa, senza punti di riferimento certi. Per questo motivo prediligo da diverso tempo autori più criptici, più enigmatici come Robert Aickman, Thomas Ligotti, Walter de la Mare, Oliver Onions, Arthur Machen, Giorgio Manganelli, Tommaso Landolfi, etc...Le classiche storie pulp in tipico stile weird tales, (tranne i soliti tre mostri sacri), iniziano a farmi orrore, ovviamente un orrore puramente letterario, con i loro soliti mostri, demoni artigliati, Chtulhi vari o eventuali,i soliti grimori e simil necronomicon di turno. Forse, il vero orrore (come si evince dalle storie di Aickman), dimora dentro le nostre teste.
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