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scheda di Bellofiore, R., L'Indice 1986, n. 8
II titolo originale, " Machina ex Dea ", era forse più suggestivo di quello scelto per la traduzione italiana, rivendicando con una felice metafora una discendenza della tecnologia da un femminile tradizionalmente rimosso dalla maggior parte degli studi di storia della tecnologia, di filosofia della scienza, e dalle indagini sul lavoro. I saggi, preceduti da una nota introduttiva della curatrice, trattano difatti di invenzioni femminili (Stanley), di automazione del lavoro d'ufficio (Feldberg-Glenn), di tecnologia e lavoro domestico (Rothschild), di ecofemminismo (King), di riproduzione (Hammer), del rapporto donna-natura-scienza (Merchant, Keller, Bush). Nell'introduzione all'edizione italiana Elisabetta Donini ripercorre i saggi del volume e le ricerche degli ultimi anni individuandone i nodi problematici più generali: la tensione verso la molteplicità dei punti di vista nel rispetto delle differenze, l'opzione per una oggettività consapevole del soggetto contro le pretese di verità univoca dello scientismo, l'aspirazione della parzialità femminista a costituirsi in messaggio universale di liberazione. II libro dà così parziale testimonianza della ricca riflessione su questi temi del femminismo anglo-americano, e la sua lettura risulta tanto più interessante quando, si pensi alla recente emergenza sui quotidiani della differenza di genere nel dibattito sul nucleare, ad esprimere l'intensita della discussione nel movimento delle donne italiane dopo Chernobyl. Pur incerta tra estraneità e critica, e stata una delle poche voci in grado di risalire dall'evento alle sue radici in una cultura ed uno sviluppo che fanno del dominio della natura e dell'espansione illimitata la propria cifra. Questioni, come si vede, che interrogano ben al di là del femminismo, rimandando ad un processo in cui, come scrive la Donini, "l'identita di entrambi i generi non è un dato a priori ma deve costruirsi in un cambiamento continuo". E che forse inquietano anche parte non irrilevante della cultura (maschile?) che ad una ragione anche "universale" non prometeica e non priva di attenzione al diverso vorrebbe (illuministicamente?) tener fede.
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