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Uno scritto incredibile, uno stile di scrittura impareggiabile. Grazie a Rinaldo Boggiani ho imparato a "leggere". Questo scritto è un viaggio nel passato perché il futuro possa essere migliore. E quanta speranza c'è in questi passi? "Tu oggi pensi di chiudere smettere andartene e sbagli perché domani può cambiare - Mentre pensi di chiudere smettere andartene c'è già la soluzione nell'aria - E Dio perdona" Bellissimi. Grazie Rinaldo.
Domani ero. Già dal titolo, il lettore parte per un viaggio senza garanzie. Sgrammaticatura, consecuzione sbagliata o sbaglio nella consecuzione dei tempi? E ancora, la parola DOMANI in stampatello, il verbo ero in corsivo. Non abbiamo ancora aperto la prima pagina e già avvertiamo uno sbandamento. Un ingannevole desiderio di tornare indietro nel tempo conduce alla ricerca del “canale che ti riporta indietro dove tutto era diverso. Immagini più azzurre più grandi più piene. Di futuro”. Ma per quel canale, paradossalmente, “ti ritroverai bambino che sognavi futuro ti vedrai oggi a sognare il passato” . Sin qui, son scherzi della nostalgia. Ma Boggiani va oltre, perché il suo futuro - talora drammaticamente, o persino patologicamente - non viene a galla, è sempre presente ed è il passato che conta. “Siamo solo passato. Un concentrato di passato il futuro un surrogato” . Ciononostante, ed è qui la chiave positiva del testo, il ritorno al passato consente il recupero della dimensione del proprio futuro. Solo ritornando bambini, quindi senza passato, si può avere un futuro. Oppure bisogna essere pazzi. L’autore si sofferma sul tema della prigione psichica, che costringe l’individuo a percorrere e ripercorrere mille volte le stesse esperienze traumatiche, nella forma della nevrosi, della solitudine, dell’incapacità di vivere il presente e di rappresentarsi un futuro. Il personaggio principale - FORSE detenuto, sicuramente prigioniero –non ha nome né viso né identità: è un non personaggio. E comunque, il lettore lo ama, e ad ogni pagina vorrebbe abbracciarlo e stringersi a lui, pur sapendo che la risposta sarebbe: “ma questa storia non riguarda me!…”. Avranno ragione quegli scettici che affermano che la risposta sia dentro di noi, ma sia sbagliata? “Chi comanda il gioco? Chi analizza chi? “. Basterebbe capire il meccanismo del gioco del tempo per dormire serenamente, per percepire che esiste solo il presente, frutto del nostro passato ed ansioso di divenire il futuro che sognavamo da bambini.
Cervellotico e confusionario. Ho fatto fatica a comprenderlo. Come giustamente affermato da qualcuno, la narrazione è troppo ingarbugliata. Non so come si possa trovarlo degno di considerazione. E' una mia modesta opinione.
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