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La domanda di Caino. Male, perdono, fraternità - Franco Riva - copertina
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La domanda di Caino. Male, perdono, fraternità
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La domanda di Caino. Male, perdono, fraternità - Franco Riva - copertina
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Descrizione


Senza responsabilità per gli altri non si può essere fratelli. Originale e suggestivo, il percorso de "La domanda di Caino" affronta nell'ordine male, perdono, fraternità. Il problema del Male restituisce centralità allo scandalo della sofferenza ingiustificata. Il tema del perdono mette a fuoco i paradossi del perdonare - possibile e impossibile, sperato e disperato - tra sfera privata e sfera pubblica. La questione della fraternità prende sul serio la domanda di Caino: non si è fratelli prima di essere responsabili. Il saggio di Franco Riva riflette su temi eterni e metafisici dell'umanità attraverso preziosi dialoghi letterari (Cervantes, Dostoevskij e la Bibbia) e filosofici (Arendt, Buber, Derrida, Jankélévitch, Jonas, Kierkegaard, Lévinas, Marcel, Ricoeur, Schmitt) con i grandi esponenti della storia del pensiero.
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Dettagli

2016
12 maggio 2016
117 p., Brossura
9788869446085

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Ele
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Fantastico

Libro interessante e molto coinvolgente, soprattutto se accostato ad Amicizia e giustizia ed Etica e cittadinanza, vi consiglio anche quelli!

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alida airaghi
Recensioni: 5/5

Il sottotitolo “Male, Perdono, Fraternità” suggerisce tre concetti coesistenti nella domanda, spavalda e spaventata, che Caino dà al Signore dopo aver ucciso Abele: «Sono forse il custode di mio fratello?». Il Male, quindi: cos’è, perché esiste, da dove viene, se può essere giustificato, come vincerlo. Franco Riva confessa l’impossibilità di comprenderne in maniera definitiva l’essenza e i confini, sia che esso sia un accidente fisico o una mancanza spirituale, sia che dipenda dal caso o da volontà umana. Il male indica solamente una fragilità della creatura? Oppure, secondo quanto riteneva Socrate, è solo ignoranza, difetto di conoscenza, omissione, inconsapevolezza? «Al male manca sempre una risposta». Eppure, esso non ci appare mai come definitivo: rimane comunque in chi lo subisce uno scampolo di speranza, di resistenza. Va oltrepassato, provando a parteciparlo con gli altri, e soprattutto rifiutandogli qualsiasi giustificazione finale. Nella seconda parte del volume, l’autore affronta il tema del perdono, il cui valore «è tanto più forte quanto più sembra imperdonabile o non scusabile il male ricevuto, il torto fatto». Ci sono crimini irrimediabili e irreversibili, legalmente imperscrittibili, che vanno perseguiti penalmente e condannati. E ci sono torti più personali che rimane difficile superare. Ma nella parola “perdono” riecheggia la parola “dono”: qualcosa di gratuito ed eccedente, che solo la vittima può offrire, senza reciprocità. La terza parte del libro esplora il significato della fraternità. Caino e Abele, Romolo e Remo: i fratricidi sembrano voler affermare che non esiste convivenza senza violenza, o che la fraternità di sangue non è vera fraternità. Siamo tutti responsabili dell’altro, come afferma Dostoevskij. Nella frase di Caino non c’è solo insolenza: il suo dire “io” rivela la responsabilità di una fraternità, riconosciuta anche se rinnegata, che rimanda a una tensione in cui si affrontano male e perdono, colpa e giustizia.

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