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Anno edizione: 2010
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1988)
scheda di Balzano, P., L'Indice 1989, n. 7
Ambrose Bierce, nato nel 1842 nell Ohio e scomparso misteriosamente nel 1914 in Messico dove si era recato per seguire i rivoluzionari di Pancho Villa, di mestiere giornalista (fu uno dei 'columnist' dell'"impero di carta" di William R. Hearst), scrisse centinaia di racconti ispirati da un umorismo crudo, feroce e talvolta macabro, ma è soprattutto noto per questo "Dizionario del diavolo". Satirico, paradossale, venato di anarchia, scritto sulla falsariga dei dizionari classici, quelli "seri", il Dizionario centra in pieno l'obiettivo di demistificare le "voci" del linguaggio ufficiale, il linguaggio della menzogna e dell'ipocrisia, restituendo a ciascuna di esse l'impronta di una disincantata, talvolta brutale sincerità. La scrittura di Bierce, solo in apparenza facile, è graffiante e sarcastica, ha il segno dell'amarezza e del disinganno che tenta di trasformarsi nell'esplosione della parola libera e liberatoria, non urlata ma detta con la sicura tranquillità del colpo di precisione. La differenza sostanziale tra gli scrittori aforistici europei e l'autore del "Dizionario", è fatta proprio dall'essere americano di Ambrose Bierce, dalla sua totale, assoluta aderenza alla realtà anche minuta e quotidiana, immediata, delle cose. È assai dubbio che il "Dizionario" sia, come scrive Guido Almansi nella dotta, elaboratissima introduzione, "un modello di antropologia qualunquista". È una definizione brillante ma per la verità anche molto, troppo, angusta.
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