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Dizionario biografico degli anarchici italiani. Vol. 1: Volume primo: A-G. - copertina
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Dizionario biografico degli anarchici italiani. Vol. 1: Volume primo: A-G. - copertina

Descrizione


Fino ad oggi mancava una storia 'di base', una storia di quelle migliaia di oscuri militanti che hanno costituito in gran parte il tessuto connettivo del movimento anarchico italiano. Il presente dizionario non può colmare tale lacuna; costituisce però, con le sue duemila voci, uno strumento fondamentale per progredire in tal senso. Gran parte dei personaggi qui biografati sono 'portati alla luce' per la prima volta, permettendo una conoscenza più ricca del fenomeno anarchico. Si tratta di uno squarcio della storia politica e sociale italiana del tutto inedito. Complessivamente esso copre un arco temporale che va dalla metà dell'Ottocento alla fine degli anni Sessanta del Novecento, con alcuni prolungamenti biografici fino ai nostri giorni.
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Dettagli

2003
2 febbraio 2004
XXII-790 p., ill. , Rilegato
9788886389860

Voce della critica

La storia dell'anarchismo in Italia ha visto negli ultimi anni l'intensificarsi di ricerche originali su problemi e aspetti del più radicale dei movimenti di protesta e di rivolta sociale. Mancava però un repertorio dei protagonisti che, a vari livelli, hanno animato un'organizzazione politica sui generis, nella quale i singoli attivisti mantenevano una sostanziale autonomia d'azione. Infatti, il ruolo degli individui nell'anarchismo è stato di cruciale importanza dato che le strutture, per quanto talora dotate di forza e determinazione, venivano concepite piuttosto come strumenti utili, ma anche forieri di pericoli burocratici.

Il Dizionario, con le sue quasi duemila "vite ribelli" (comprese anche nel secondo volume di imminente uscita), permette di fotografare una realtà complessa e spesso trascurata, quando non mistificata, dalla storiografia dei movimenti operai e popolari. In effetti, qualche biografia libertaria era apparsa, nei lontani anni settanta, nei cinque volumi curati da Franco Andreucci e Tommaso Detti (Il movimento operaio italiano, Editori Riuniti, 1975-1979). Ma si trattava inevitabilmente di pochi esponenti di primo piano, mentre qui l'obiettivo è di fornire dati soprattutto sui militanti di base e sui leader locali o settoriali. Perciò, oltre a una quindicina di nomi noti e già studiati, nella galleria si distinguono i ritratti di molte centinaia di individui selezionati per l'impegno duraturo e per il rilievo politico e sociale. Emergono così figure di anarchici inseriti in ambienti e comunità locali con ruoli, a loro modo, direttivi: sindacalisti (come il ferroviere macchinista Augusto Castrucci e l'operaio meccanico Maurizio Garino) con un peso sociale non inferiore a quello di socialisti e comunisti, di educatori (come Luigi Molinari, fondatore dell'Università popolare) attenti alla promozione di una cultura indipendente dalle istituzioni, di ribelli antimilitaristi che ben rappresentano l'estraneità degli strati popolari alle istituzioni statali, almeno fino all'avvento del fascismo.

Il fascismo vittorioso, con la sua violenza squadrista e poliziesca, segna infatti una frattura epocale nella storia dell'anarchismo di lingua italiana. La dittatura riuscirà nel compito che lo stato sabaudo non aveva raggiunto: lo sradicamento del movimento dagli ambienti popolari e comunitari di paesi contadini e di quartieri cittadini. Buona parte dei biografati emigra all'estero nei primi anni venti alimentando un altro movimento che, come già dimostrato dal classico lavoro di Leonardo Bettini (Bibliografia dell'anarchismo, Cp, 1972-76), ha un'importanza superiore, per i periodi di clandestinità, a quella del movimento della penisola. La guerra di Spagna segna, con l'assassinio di Camillo Berneri, il momento culmine della grave crisi attraversata dai militanti schiacciati dai due totalitarismi.

Purtroppo il Dizionario non ospita che poche schede dedicate agli anarchici attivi all'estero, ma dà conto della realtà geografica e temporale in Italia: concentrato nelle regioni centrosettentrionali (dalla Toscana alle Marche) e attivo soprattutto tra la fine dell'Ottocento e la prima guerra mondiale. Si notano comunque dei vuoti regionali, mentre ulteriori ricerche potrebbero superare il muro del 1968, anno preso a spartiacque tra l'anarchismo storico e quello dell'attualità.

Le ricostruzioni analitiche sono state condotte da più di un centinaio di studiosi, accademici e non, su quasi tutte le fonti archivistiche pubbliche, risultato dello stretto (e talora ossessivo) controllo esercitato costantemente, al di là delle forme politiche, dagli apparati dello stato. Non sono state trascurate le fonti provenienti dall'interno del movimento, sia i numerosi fogli pubblicati in un secolo di attività, sia i fondi dei vari archivi di origine libertaria, da quello della Biblioteca Franco Serantini di Pisa all'Archivio Famiglia Berneri-Chessa di Reggio Emilia, dall'Archivio della Fai di Imola al Centro studi libertari di Milano. Altre ricerche biografiche sono annunciate dalla "Rivista storica dell'anarchismo", edita dalla Bfs pisana, per integrare quelle già disponibili.

Questa enorme messe di elementi informativi aiuta a conoscere, in molti casi per la prima volta, una folla di appartenenti a un'Italia antiautoritaria, proletaria e sovversiva, forse emarginata e sconfitta nel corso degli anni, ma di certo non rassegnata né relegata nell'utopismo.

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