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 Dilettanti.com. Come la rivoluzione del Web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura e distruggendo la nostra economia -  Andrew Keen - copertina
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Descrizione


La rivoluzione del Web 2.0 ha promesso di diffondere a un numero sempre più ampio di persone una sempre più ampia conoscenza, ma in ogni momento ci si interroga sull'affidabilità, l'accuratezza e la verità delle informazioni che troviamo in rete. Allo stesso tempo le nostre più preziose istituzioni culturali - quotidiani, riviste, il mondo della musica e del cinema - sono minacciate da una valanga di contenuti amatoriali gratuiti generati dagli utenti. Se siamo tutti dilettanti, non ci sono più esperti. Wikipedia incontra MySpace che incontra YouTube: la democratizzazione dei mezzi di comunicazione sta indebolendo e minimizzando competenza, esperienza e talento. La cultura del "copia-incolla" del Web 2.0 sta formando una generazione di intellettuali cleptomaniaci, che pensa si possano esprimere le proprie opinioni grazie all'abilità di tagliare e incollare a piacimento. Il diritto d'autore viene minacciato e la proprietà intellettuale è liberamente scambiata, scaricata e remixata, artisti, scrittori, giornalisti, musicisti, redattori e produttori sono derubati del frutto del proprio lavoro creativo. Le reti televisive subiscono l'attacco della programmazione autoprodotta di YouTube; il file-sharing e la pirateria digitale hanno devastato l'industria multimiliardaria della musica e ora minacciano di distruggere anche quella del cinema. In meglio o in peggio i media democratizzati del Web 2.0 stanno rimodellando il nostro panorama intellettuale, politico e commerciale.
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Dettagli

2009
286 p., Brossura
9788841857632

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Giovanni Dall'Orto
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Ho comprato il libro pensando di trovare un'analisi dei limiti del "Web 2.0" - a iniziare dal narcisismo delirante dei bloggers - ed una proposta per superarli. Mi sono trovato invece in mano un attacco contro Internet, mezzo di comunicazione "comunista" che distrugge il lavoro dei veri esperti, ai quali dovrebbe esser riservata la comunicazione. Ora, io sono un giornalista, e so fin troppo bene che se il Web 2.0 esiste è (anche) perché i giornalisti non hanno fatto il loro lavoro. Keen ha un'idea talmente propagandistica del lavoro dei giornalisti che mi spinge a chiedere se abbia mai letto un giornale. Oppure se, più semplicemente, questo sia un pamphlet in favore della censura. Leggendo a p. 17 si capisce che è vera la seconda ipotesi: Keen dice che preferisce che le notizie sulla guerra in Iraq vengano diffuse solo dal New York Times. Cioè il giornale che si era bevuto tutte le bufale sulle inesistenti "armi di distruzioni di massa"... O si prenda a p. 113 il racconto di come un anonimo bloggettaro abbia duffuso calunnie su Obama, che essendo state riprese dal network televisivo Fox News lo hanno danneggiato. Questo episodio dimostra, secondo Keen, quando sia inaffidabile la Rete. Secondo me invece dimostra quanto sia inaffidabile "Fox News", che rilancia "notizie" anonime senza averne verificata la fonte, l'attendibilità e la provenienza. In altre parole dimostra come la stampa "professionista" sia "dilettante" tanto quanto la Rete, con l'aggravante che dai professionisti ci si aspetta professionalità, dai blogger no. Conclusione: la verità delle notizie non dipende dal medium che utilizzano, ma dalla credibilità di chi le dà. Eppure non mi pento dell'acquisto. Questo libro è un lucido, chiaro riassunto di tutto quello che una persona di destra, legata all'idea che l'informazione va sottoposta a controllo, ha da dire sulla Rete. Conoscere le idee di questo mondo, che ha una FORTE influenza sui legislatori, è molto importante. Quindi questa è una lettura assai istruttiva e interessante.

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