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Si tratta di un libro di commovente bellezza, nel quale il destino atroce di questo giovane praghese di straordinario talento, assassinato ad Auschwitz, va via compiendosi nelle mille cose di tutti i giorni che egli annota con una maturità ed una consapevolezza inconsuete. Credo sia un libro che tutti dovrebbero leggere con rispetto, soprattutto in occasione del Giorno della Memoria, meditando su quale vita avrebbe potuto avere un ragazzo così vivace ed intelligente, di evidente talento artistico, pieno di energia e dai molteplici interessi. Il rimpianto per una vita così ferocemente tolta e la struggente commozione per il suo destino non possono far dimenticare il valore letterario di questo testo recuperato ed integrato dalla sorella Chava Pressburger con i disegni del giovane Petr, che è sicuramente degno di figurare accanto alle più alte testimonianze letterarie dell'Olocausto. Credo che Petr, che amava Verne ma che era interessato a tutto, sarebbe grato ai suoi odierni lettori di un'opinione ponderata e non sentimentale sui suoi scritti e sui suoi disegni, curioso del mondo com'era. Tuttavia, nel leggere questo libro struggente e nella furente incapacità di poter dimenticare cosa è stato fatto a Petr, appare evidente che egli ci lascia un'eredità di fiducia nel futuro, che non viene meno neanche nelle ultime pagine del diario, dove la prigionia a Terezin inizia ad essere velata dalla consapevolezza della fine imminente, scandita dai saluti a chi se ne va e da un lungo, sereno elenco di amici e parenti. E' nelle odiose menzogne che venivano raccontate agli ebrei deportati la parte più angosciante del libro ed è nella serenità con cui Petr narra le stupide angherie la sua eredità più bella. Chi andrà a Praga e la guarderà con gli occhi di questo quattordicenne dal volto intelligente,la troverà ancora più bella. Chi leggerà questo libro gli sarà grato. Lo raccomando a tutti i lettori,ma soprattutto ai suoi coetanei, perché conoscano, senza retorica ma con passione civile, il suo destino e la sua breve vita.
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